Liliana Segre incontra i giovani:
“Sarete le candele della Memoria”

Più di duemila giovani ad applaudirla. E lei ha risposto spiegando che “I miei nipoti ideali oggi siete voi davanti a me, e vorrei guardarvi negli occhi, abbracciarvi uno per uno, perché sono sicura che qualcuno di voi diventerà candela della memoria”. A parlare la Testimone della Shoah Liliana Segre, protagonista dell’evento annuale organizzato dall’Associazione Figli della Shoah al Teatro Arcimboldi di Milano. Un appuntamento consolidato che raggiunge sempre il suo obiettivo a giudicare dal silenzio che regna nel enorme sala dell’Arcimboldi: far arrivare il messaggio agli studenti che la testimonianza di Liliana Segre, come spiega lei stessa, è sì il racconto dell’orrore del passato ma è anche una lezione per il futuro. “Ognuno di noi resta quel bambino che è stato. – ha spiegato Segre – Io ero una bambina milanese qualunque, di 8 anni, di famiglia ebraica laica, andavo alla scuola pubblica del quartiere, quando arrivarono le leggi fasciste e razziste, quando mio papà mi disse con voce rotta che ero stata espulsa dalla scuola elementare. La domanda che continua a farmi è ‘perché?’ Ancora oggi mi agita e non vi ho trovato risposta. Da allora ci fecero sentire ‘diversi’ dagli altri italiani. Quello che ci colpì maggiormente fu l’indifferenza generale, pochi amici ci rimasero vicini, gli altri voltarono faccia e cervello da un’altra parte. Pochissimi quelli che si schierarono contro quelle leggi vergognose, mentre gli ebrei venivano trattati da nemici della patria e venivano interrogati, perquisiti, minacciati. Solo i detenuti di San Vittore dimostrarono pietà verso di noi, nel senso nobile della parola, di pietas. E per questo sono ancora grata a loro e vado a testimoniare la mia storia in carcere. Il resto della città rimase silenziosa, indifferente”. Prima di entrare in sala poi un commento sulle cronache degli scorsi giorni. “Mi ha amareggiato sentir parlare ancora di razza bianca – ha detto Segre – ma credo che questo danneggi soprattutto chi l’ha fatto”.

d.r.