Aggadah e futuro
“Nel corso dei secoli, in Italia, la Aggadah è stata vista semplicemente come un bel racconto dei nostri maestri sulla Torah: un modo per attirare la gente, sul quale non ci si dovrebbe soffermare più di tanto. Il rabbino italiano Azarià de’ Rossi, nato a Mantova nel 1513 era di questo avviso: le sue critiche al Midràsh arrivarono addirittura al Maharal di Praga, il quale scomunicò l’ebraismo italiano dicendo che chi trattava la Aggadah in questo modo non aveva futuro.” Questo l’incipit della lezione di rav Roberto Colombo a Livorno su “Halakhah e Aggadah – La creazione del Midrash”, per il terzo incontro del progetto nazionale UCEI “Fondamenti di ebraismo”.
Grazie alla Aggadah, la Torah e i Maestri lasciano quello spazio e quel silenzio in cui inserire la relazione tra uomo e Dio, fatta di parole e di azioni, che in ogni generazione contribuiscono a costruire il presente e il futuro di un ebraismo vivo.
Ilana Bahbout