Il calcio e gli adesivi antisemiti,
una sentenza che fa discutere
Nel giorno della Run for Mem, la corsa per il ricordo consapevole in programma questa mattina a Bologna, il binomio Sport e Memoria continua a far parlare. Anche se non sempre in positivo, come nel caso dell’intitolazione del piazzale del San Paolo a Giorgio Ascarelli o nell’omaggio del Milan alla memoria di Ferdinando Valletti, ex mediano rossonero che sopravvisse a Mauthausen.
Molteplici e autorevoli infatti le voci che si levano a commento della sentenza (una multa pecuniaria poco significativa e nessun turno a porte chiuse) sugli adesivi antisemiti con Anna Frank dello scorso autunno. Scrive Luciano Violante sul Corriere: “La decisione del tribunale del calcio sulla vicenda Lazio non sarebbe stata meno esposta a critiche se pronunciata due mesi fa o tra due mesi. Si è trattato in sostanza della monetizzazione di un comportamento intollerabile per i valori che ha offeso”. Questo invece il pensiero Gianni Mura su Repubblica: “Non so come si sia potuti arrivare a questa decisione grottesca. Sarebbe assurdo e rozzo ipotizzare che i giudici fossero tutti amici di Lotito e tifosi laziali, e poi il discorso è più vasto e non riguarda solo la Lazio. Sono indotto a credere che la colpa sia delle leggi e non di chi deve applicarle: troppo piene di pertugi, di falle, di interpretazioni elastiche”.
Dal Piemonte alla Sicilia, diverse decine le cronache sui quotidiani locali a proposito delle iniziative per la Memoria svoltesi ieri in tutta Italia.
A proposito di Memoria è scontro tra Israele e Polonia sul ruolo storico dell’antisemitismo polacco nella Shoah. Come riporta tra gli altri Repubblica, Netanyahu ha infatti condannato la legge in discussione al Parlamento di Varsavia in cui si vieta ogni menzione di responsabilità locali. E ha chiesto al suo ambasciatore di organizzare urgentemente un “incontro bilaterale al massimo livello per affrontare il tema”.
Sul Fatto quotidiano, citando tra gli altri anche un recente intervento di David Bidussa su Pagine Ebraiche, Furio Colombo difende l’efficacia del Giorno della Memoria con queste parole: “Mi sembra che il Giorno della Memoria sia salvo dall’assuefazione e dalla noia. Ci stanno pensando i fascisti, quelli dichiarati e in uniforme che disprezzano la Costituzione e organizzano le ‘ronde’, quelli che fingono di citare la Costituzione quando si schierano per la difesa della razza, quelli che hanno scoperto che il salvataggio dei bambini in mare non è che un trucco per fare entrare clandestini in Italia”.
Mondo della musica in lutto per la scomparsa del leggendario produttore e impresario David Zard, tra gli esponenti più in vista della comunità ebraica libica. Scrive La Stampa: “Negli ultimi anni era malato, ma fino a qualche mese fa questo non gli ha impedito di presentarsi a qualche incontro stampa un po’ curvo sulle spalle, ma con l’occhio sempre vivido, azzurro, che quando incrociava il tuo sguardo ti passava da parte a parte. Ora David non c’è più e se ne va un pezzo di storia della musica italiana”. Sul Corriere si ricorda quando, ragazzino, come atleta del Maccabi gli capitò di sfidare più volte a pallavolo una squadra capitanata da un giovane Gheddafi. Il futuro dittatore, si racconta, provocava verbalmente gli avversari in campo urlando frasi antisemite come “Maledetti ebrei, vi uccideremo tutti”. Ironico Zard rispondeva: “Intanto cercate di vincere la partita”. La squadra di Gheddafi perdeva infatti con una certa regolarità.
“Il sapiente in incognito che illuminò Lévinas e Wiesel”. Così sulla Lettura del Corriere si tratteggia l’affascinante figura di Chouchani, cui la regista e attrice milanese Miriam Camerini ha dedicato lo spettacolo teatrale “Chouchani: in cerca di un Maestro”.
Nelle pagine della cultura dei principali quotidiani si continua a parlare di Bruno Zevi, nel centenario dalla nascita. Numerose – come già segnalato su questi notiziari e sul numero di febbraio di Pagine Ebraiche – le pubblicazioni in uscita in queste settimane e le iniziative che gli sono e gli saranno dedicate. “L’umanesimo ebraico dell’arte di Bruno Zevi” titola La Stampa. “Bruno Zevi, architetto con le antenne” la scelta invece del domenicale del Sole 24 Ore.
“Tra Roma e Gerusalemme dialogo sempre più intenso” scrive sul domenicale l’arcivescovo Bruno Forte. Il punto di partenza della sua riflessione è la Dichiarazione “Tra Gerusalemme e Roma”, che viene definita “importante riflessione ortodossa ebraica sulle relazioni tra ebraismo e cristianesimo, elaborata nel contesto del cinquantesimo anniversario della dichiarazione Nostra Aetate del Concilio Vaticano II”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(28 gennaio 2018)