“Contro l’odio, legislatori europei adottino provvedimenti comuni”
Quali sono le responsabilità del legislatore e delle autorità nel contrasto all’antisemitismo e quali le strade perseguibili per essere più efficaci in questa battaglia che coinvolge tutti i paesi europei. Sono alcuni dei temi su cui hanno riflettuto i protagonisti del panel “Responsibility: the role of law makers and civil servants” tenutosi a Roma, alla Farnesina, in occasione della Conferenza sul contrasto all’antisemitismo nei Paesi Osce. “Per combattere l’antisemitismo bisogna definirlo. Non puoi contrastarlo senza sapere cos’è”, ha sottolineato Katharina von Schnurbein, Coordinatore speciale della Commissione Ue in merito all’antisemitismo. La rappresentante dell’Unione europea ha sottolineato la necessità che tutti i paesi Ue aderiscano all’invito di Bruxelles a fare propria la definizione sull’antisemitismo dell’Ihra, organizzazione intergovernativa che si occupa di Memoria e che da marzo vedrà alla presidenza l’ambasciatore Sandro de Bernardin. Proprio l’ambasciatore ha ricordato come sapere su che scala è diffuso l’antisemitismo è importante, le statistiche sono necessarie ma non bastano. Dobbiamo impegnarci a cancellare ogni goccia di veleno antisemita e responsabilizzare le autorità locali per farlo”. A proposito di statistiche, il capo della Polizia Franco Gabrielli, nel suo intervento, si è concentrato sulla situazione italiana. “Il tema di oggi è un tema culturale e riguarda la tutela della religione ebraica. Noi abbiamo dal 2010 un Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, l’Oscad, i cui dati di questi 7 anni riferiscono che, di tutte le segnalazioni che afferiscono ai crimini d’odio con motivazioni religiose, il 60 per cento riguarda proprio episodi di antisemitismo. In particolare nell’ultimo triennio a fronte di un aumento delle persone denunciate e arrestate, sono diminuite le segnalazioni di episodi di antisemitismo”, ha spiegato Gabrielli. “Lo stretto rapporto tra le comunità ebraiche e le forze di Polizia nel nostro Paese ha prodotto quel clima che consente alla comunità di vivere nelle condizioni migliori e gli appartenenti alle comunità si rivolgono ai nostri uffici, non con diffidenza, ma con la certezza di trovare una struttura valida per procedere con azioni che contrastino l’antisemitismo”, le parole del prefetto, a cui è seguita l’analisi della presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. “La situazione degli ebrei italiani e di quelli romani in particolare è positiva rispetto a molti altri paesi – ha ricordato Dureghello – Ma anche da noi i segnali preoccupanti non mancano, con il ritorno di simboli del passato, con recrudescenze antisemite anche negli ambienti accademici”. A preoccupare anche alcuni provvedimenti presi dalle autorità giudicanti: nello specifico, Dureghello ha ricordato la sentenza che circoscriveva a mero fatto di tifoseria il coro cantato da tifosi della Lazio “giallorosso ebreo”.
Sul ruolo della legge si è poi soffermata Raya Kalenova, Executive Vice President dello European Jewish Congress; “Il ruolo della legislazione non è quello di controllare il pensiero o le opinioni, – ha detto Kalenova – ma quello di limitare la diffusione dell’antisemitismo, del pregiudizio e dell’odio, per dare un chiaro segnale che questi atteggiamenti sono un attacco ai nostri valori e alle nostre società”.