La città del sogno
Dopo la Guerra, il Campo di Bergen–Belsen fu rimodulato in Displaced Person Camp ossia DP Camp, in attesa del compimento delle varie procedure per ricongiunzioni familiari e rimpatrio degli ex deportati; il 3, 4, 5 e 6 agosto 1945 presso il Teatro Italia allestito nel limitrofo Oflag 83 Wietzendorf si tenne l’esecuzione di un Concerto vocale e strumentale.
La notizia non è già il concerto in un DP Camp – concerti e spettacoli teatrali si tennero in tutti i DP Camp – quanto i nomi e i profili degli esecutori; il soprano Eva Steiner e la violoncellista Anita Lasker–Wallfisch erano state già membri dell’orchestra femminile di Auschwitz II Birkenau/Brzezinka (evacuata dai tedeschi a Bergen–Belsen) mentre i pianisti Giorgio Ferrini e Pietro Maggioli, il baritono Gerardo Gaudioso e il violoncellista Giuseppe Selmi erano internati militari italiani precedentemente ospitati presso il vicino Stalag 310 Wietzendorf.
Nel programma di sala erano annunciate canzoni composte a Wietzendorf: La città del sogno dai campanili dorati e Giuochi di bimbi nel giardino di Giuseppe Selmi, ‘Na stella di Pietro Maggioli.
Nel periodo immediatamente successivo alla Guerra si segnalano presso altri DP Camp numerosi casi analoghi di flussi deportatorii di diversa tipologia che fraternizzarono sotto il comune denominatore della musica; l’attività ricreativa e di aggregazione sociale più diffusa tra ex deportati e truppe Alleate in numerosi Campi dopo la liberazione fu quella concertistica nonché di esecuzione di brani prevalentemente vocali composti in cattività.
Durante la Guerra a Würzburg (Baviera) la famiglia del violoncellista e compositore tedesco Berthold Hummel nascose diversi ebrei salvandoli dalla deportazioni; coscritto nella Wermacht, Hummel fu catturato dalle truppe Alleate e nel maggio 1945 trasferito presso il Campo di prigionia militare francese Dépôt 132 Saint–Bonnet–en–Tronçais; nel Dépôt 132 scrisse il quartetto d’archi Baudelaire–Suite, Tantum ergo per coro misto e organo, Abendlied per baritono e pianoforte, Romanze per violoncello e pianoforte e altro ancora (il 15 giugno 1947 evase e, attraverso Belgio e Lussemburgo, tornò in Germania).
Tuttavia, nel folder originale delle opere scritte in prigionia da Hummel compare un Te Deum e altri pezzi del compositore americano Richard William Wienhorst; quest’ultimo, all’epoca militare statunitense assegnato alla logistica dei Campi di prigionia militare aperti in territorio francese, scambiò con il giovane Hummel proprie composizioni musicali, non è impossibile che entrambi abbiano familiarizzato in nome della comune attività in tempo di pace.
La produzione musicale nei Lager e Gulag è molto, molto più di una esplosione vulcanica di creatività a qualsiasi latitudine geografica; è la fine di un lutto millenario, ci scaraventa in una nuova era dell’arte, immette nell’atmosfera germi di tempi migliori, non “canta” la deportazione e prigionia ma la esorcizza capovolgendone coordinate intellettuali e artistiche.
Non abbiamo ancora realizzato la portata rivoluzionaria e conciliatoria di tale immensa letteratura musicale; commemorare è utile e necessario ma non sufficiente a costruire tracciati, dighe, ponti e in tal modo incanalare i fiumi in piena della produzione musicale concentrazionaria.
Siamo ancora a Pompei (ossia alla fase archeologica), occorre arrivare ad Alessandria d’Egitto (ossia alla fase bibliotecaria); in attesa di giungere a nuove Bayreuth e Teatri alla Scala che consegnino ai capolavori di tale letteratura musicale giusti, attesi e meritati palcoscenici.
Francesco Lotoro
(31 gennaio 2018)