Torino – Valigie per ridere e ricordare
Su quattro pile di vecchie valigie viene posata una valigia aperta, contenente uno schermo su cui sono proiettate testimonianze di diverse persone che raccontano in ebraico, yiddish, italiano, spagnolo e francese, battute, storielle e tradizionali witz. Gli ebrei di tutto il mondo ridono di se stessi, degli altri, del passato e un po’ anche del futuro. Così si presenta l’installazione dell’artista Thierry Forte che sarà inaugurata oggi (ore 18.00) al Polo del ‘900 di Torino: un progetto – curato da Sarah Kaminski, docente di ebraico dell’Università di Torino, promosso da Polo del ‘900, Istituto di studi storici Gaetano Salvemini con la collaborazione di Comunità ebraica di Torino, Gruppo di Studi Ebraici – che vuole raccontare attraverso le valigie e l’ironia storie complicate come quelle di uomini e donne costretti a scappare dalle persecuzioni. “L’idea di questa installazione – spiega l’artista, fotografo, produttore e sceneggiatore colombiano – è di riunire in un solo spazio-oggetto più di 300 storie e barzellette ebraiche, in sei lingue diverse. Sono raccolte in tablet inseriti all’interno delle valigie del nonsense. Grazie alla tecnologia, la registrazione dei volti della gente e dei loro racconti è spontanea e autentica e il visitatore può interagire con lo schermo”. “L’obiettivo è mostrare attraverso il simbolo di molte tragedie e migrazioni, la capacità di costruire percorsi di resilienza nonché il miracolo della sopravvivenza delle comunità ebraiche sparse in tutto il mondo”.
Ad aprire la mostra, la tavola rotonda con protagonisti, assieme alla curatrice Sarah Kaminski, il presidente del Polo del ‘900 Sergio Soave, il vicepresidente dell’Istituto Salvemini Marco Brunazzi, Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino, il rabbino capo della città Ariel Di Porto.
A seguire lo spettacolo di danza, “Amor Porteño”, a cura del Laboratorio Baires di Torino, diretto da Patrizia Pollarolo e Carlo Margiocchi. Il balletto, insignito di diversi premi internazionali, è stato creato dalla danzatrice e regista argentina di origine ebraica, Silvia Vladimivsky. Il balletto è un’espressione del linguaggio universale, in stile teatrodanza, in cui il tango diventa uno strumento corporeo e dinamico per esprimere i difficili percorsi dell’emigrazione, dell’abbandono e della ricerca d’asilo in terre straniere. Valigia e ballerino si muovono insieme; nello zaino o nel fagotto si trova il loro passato e i traumi lasciati alle spalle, mentre sul palco la mente vola con il ritmo del tango, cercando nella logora valigia un po’ di consolazione e uno spiraglio di speranza.