Shir Shishi – Bab El Wad, la via che non dimentica
Il poeta Haim Guri, scrittore, giornalista, traduttore e uomo politico nel senso completo e civile dell’impegno per il proprio Paese, è morto all’età di 94 anni. Insignito di importanti premi come il Premio Israele, premio Sokolov, Dottore Honoris Causa delle università di Tel Aviv e Gerusalemme, Guri nasce a Tel Aviv nel 1923 e da giovane frequenta la mitica scuola di agricoltura Kaduri insieme a Yitzhak Rabin. A 18 anni si arruola nelle unità combattenti dell’organizzazione Palmach e alla fine della guerra viene inviato prima in Ungheria, poi in Cecoslovacchia, importante alleata dello Yishuv, per partecipare agli addestramenti della prima formazione di paracadutisti israeliani a cui aderiscono anche Hanna Szenes, Enzo Sereni e Vittorio Dan Segre. Le prime commoventi liriche descrivono le battaglie per la difesa della Gerusalemme assediata dalla legione giordana e dalle bande arabe.
La narrazione israeliana ha trattato con molta attenzione la centralità della città di Davide nella storia sionista, – o come disse Ben Gurion, “L’anima del popolo ebraico” – come vediamo ad esempio in Amos Oz e Yoram Kaniuk. Le battaglie durarono molti mesi e i caduti furono tanti, praticamente un terzo delle perdite subite durante la Guerra di Indipendenza. La parte sud della città rimase in mano araba mentre ad occidente, i combattenti riuscirono a liberare lo spazio verso la strada che scendeva in pianura e permetteva il collegamento con il centro di Israele. Oggi chiamiamo quella valle Sha’ar Hagai, ma allora il nome arabo, diventato simbolo della tenacia e il senso di solidarietà tra soldati e popolazione civile, portava il nome arabo, Bab El Wad (Porta della valle). Guri ha scritto elegie per i suoi amici caduti in battaglia nel tentativo di raggiungere la gente affamata di Gerusalemme. “Ecco, i nostri corpi buttati…una fila eternamente lunga”, si recita in Israele durante il giorno della Rimembranza, festeggiato poco prima che inizi la gioia per la festa dell’indipendenza. Ma per ricordare i 279 convogli che attraversarono Bab El Wad, subendo morti e feriti, compone una poesia, cantata nel 1949 da Yafa Yarkoni.
Haim Guri è autore di oltre trenta libri tra saggi come Davanti alla gabbia di vetro, in cui documenta da giornalista il processo Eichmann e il libro, Il sigillo della memoria, ultima opera lirica del grande poeta appartenente alla generazione del ’48.
Bab El Wad
Di qui passo, mi fermo accanto alla
pietra.
Una strada asfalta e nera, rocce
e rupi.
La sera cala piano, la brezza soffia dal mare.
La luce della prima stella si insinua
da Beit Mahssir.
Bab El Wad
Ricorda per sempre i
nostri nomi,
i convogli han fatto breccia nella
città assediata.
Al ciglio della strada giacciono i nostri morti
e lo scheletro di ferro tace come i miei compagni.
Qui ribollivano al sole la pece e il piombo. Qui le notti si trasformavano in fuoco e coltelli.
Qui insieme dimoravano sconforto e splendore:
un blindato incenerito e i nomi di militi ignoti.
E io mi incammino, passo
qui piano piano.
E li ricordo uno a uno.
Qui insieme abbiamo
combattuto su dirupi e terre incolte. Qui insieme eravamo un’unica famiglia.
Verrà un giorno di
primavera e il ciclamino sarà in fiore
con il rosso dell’anemone sui monti e pendii.
Chi passerà per la via da noi percorsa deh non dimentichi
noi; noi siamo Bab El Wad.
Sarah Kaminski, Università di Torino