Memoria – Dall’emarginazione alla speranza, un racconto a due voci
Lionella Neppi Modona Viterbo / CRONACA A DUE VOCI / Aska
Ancora una volta Lionella Neppi Modona Viterbo ci accompagna con garbo e affabilità nel passato della sua famiglia. Un passato che già appartiene alla storia, ma che questo testo propone come più che mai intenso e attuale. Episodi di oltre settant’anni fa, eppure così vivaci in queste pagine in cui Lionella, nella doppia veste di curatrice e autrice e con la consueta facilità narrativa, delinea figure ed eventi, talvolta lieti, più spesso drammatici. Momenti raffigurati con la leggerezza coinvolgente che è propria di chi scrive con piena conoscenza dell’argomento trattato, eppure senza nascondere o evitare la propria partecipazione emotiva, di quel tempo e di oggi: padroneggiata con talento, ma senza indulgere nella “bella pagina”. È la tonalità propria di chi nel tempo abbia definito e affinato in sé le trame da condividere con i lettori; di chi possieda l’esperienza per renderli partecipi di eventi quanto mai gravi con la cadenza pacata ma coinvolgente con la quale desidera guidarli. Più che mai il pensiero e gli stati di animo si esprimono nel farsi parola e, proprio nei canoni di una particolare forma narrativa, acquistano definizione e consistenza. Come Laura Orvieto ci ricorda nel Viaggio meraviglioso di Gianni nel paese delle parole, attraverso le frasi del giovane protagonista, è innegabile “il beneficio immenso che la parola è per gli uomini”: per chi la esprime, per chi la legge, per chi la tramanda. La lingua incorpora l’oggetto, lo nomina, fino a rendere compiuto il significato delle cose, è anche in questa Cronaca a due voci di anni difficili ne troviamo facile riscontro. Lionella si è occupata in più occasioni delle testimonianze storiche legate alla presenza culturale e sociale degli ebrei in Toscana, affrontando la loro diffusione sul territorio come elemento di studio da far precedere a ogni più specifica indagine: in questo ambito ha dato alle stampe sia il volume dedicato alla comunità ebraica di Firenze nel censimento del 1841, che il parallelo e complementare Le comunità ebraiche di Siena e Pitigliano nel censimento del 1841 ed il loro rapporto con quella fiorentina. A fianco di queste ricerche i suoi studi si sono rivolti in più occasioni, negli ultimi anni, al proprio ambiente familiare, grazie anche alla consistente raccolta di documenti di archivio conservati dai congiunti, attraverso le generazioni. Così nel 2015, tramite lo scambio epistolare di due coppie di fidanzati, antenati di Lionella, grazie all’attenta redazione e un altrettanto puntuale commento storico‐critico della curatrice, abbiamo vissuto le giornate e i sentimenti di quei giovani, la conoscenza reciproca di pensieri e caratteri, il loro sguardo sul mondo contemporaneo degli ultimi decenni del secolo XIX. In un’altra occasione, ancora per merito dell’impegno editoriale della studiosa, è stato possibile conoscere e riportare alla luce il Diario del suo giovanissimo fratello, Leo, steso nei momenti più tristi delle persecuzioni razziali. Pagine che, oltre ad essere cronaca e memoria, assumono già i caratteri di un romanzo di formazione: sarà proprio scrivendole che il giovane autore chiuderà definitivamente il periodo spensierato dell’infanzia. Questa volta invece, in questa Cronaca a due voci, la storia narrata prende avvio dalle agende e dagli appunti di diario stesi da Aldo Neppi Modona negli anni delle persecuzioni e della guerra e in parte rielaborati trent’anni dopo: per affiancarsi, in forma di contrappunto, ai tanti ricordi giovanili della curatrice, che affiorano proprio alla lettura delle agende paterne. Un insieme che propone quindi a due voci il profilo articolato della famiglia e delle sue drammatiche vicende, soprattutto tra il 1938 e il 1945. La storia inizia in realtà molti anni prima. Quando Aldo Neppi Modona, padre di Lionella, professore fiorentino, e Rachele, la madre, originaria di Rodi, si incontrano in terre lontane. E prende avvio narrando la quotidianità di una vita serena, sebbene attraversata da alcune difficoltà e qualche imprevisto. Anni segnati dalla volontà di procedere insieme, di approfondire la conoscenza reciproca e i rispettivi interessi; scanditi dall’alternarsi delle stagioni, dalle villeggiature e dall’attenzione alla prima infanzia dei figli. Così fino al settembre del 1938(…). Le Leggi razziali piombano sulla vita della famiglia con sbalordimento e sconcerto, terribile e imprevista sciagura. I provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista, tra i primi a essere emanati, vengono a colpire immediatamente il capofamiglia. Estromesso dall’insegnamento e dall’incarico di ricerca presso l’Istituto di Studi Romani, Aldo può fare affidamento soltanto su una piccola pensione mensile. I manoscritti dei suoi studi, in corso di stampa, sono rimandati indietro dagli editori; indietro sono rispediti i pacchi con i titoli per concorrere alla cattedra di Archeologia a Napoli. Aldo non potrà più frequentare biblioteche pubbliche, stampare testi scolastici, e tanto meno continuare a occuparsi della curatela e della pubblicazione degli annuali ‘Studi etruschi’. Per fortuna gli sarà poi concesso di proseguire la professione di insegnante nella scuola superiore per alunni ebrei, organizzata in tempi rapidi dalla Comunità di Roma. La nuova situazione fissa in termini indelebili la memoria di Lionella: non è una sequenza logica, sono immagini improvvise, frasi udite, notizie ripetute sottovoce dagli adulti. Aldo decide di lasciare l’Italia, e sta già organizzandosi: per trasferirsi forse a Buffalo negli Stati Uniti, o più probabilmente a Oxford, grazie ai contatti con l’amico Cecil Roth. Ma lo scoppio della guerra e i subitanei bombardamenti su Londra lo costringono a rinunciare ai suoi progetti. La creazione di una scuola superiore ebraica anche a Firenze, nel bell’edificio allora adiacente al Tempio, gli permetterà il trasferimento su quella cattedra di latino e greco per le classi superiori. Lionella sarà più che lieta di tornare nella sua città, pur non potendo rientrare nella vecchia casa, ormai affittata. E resteranno impressi nella mente della bambina gli esami di quinta elementare e di ammissione alla scuola media, fatti svolgere ai bambini ebrei in banchi rigorosamente separati.
Caterina Del Vivo, Italia Ebraica, febbraio 2018