Viva la muerte?
Nell’Università di Salamanca, il 12 Ottobre 1936, il Generale franchista José Millán-Astray si abbandonò a discorsi che culminavano inneggiando alla morte. Il Rettore, Miguel de Unamuno, decise di prendere la parola: “Ho appena udito il grido ‘viva la morte’, che suona, all’incirca, come “muoia la vita’. Io, che ho trascorso tutta la mia vita a porre in essere paradossi che facevano adirare chi non li capiva, vi dico come autorità in materia che questo paradosso mi sembra ridicolo e repellente. (…) Questo è il tempio dell’intelletto e io ne sono il supremo sacerdote. Voi state profanando il suo sacro recinto. Checché ne dica il proverbio, io sono sempre stato profeta in patria. Vincerete ma non convincerete. Vincerete perché avete forza bruta d’avanzo, ma non convincerete perché convincere significa persuadere. E per persuadere vi occorre ciò che vi manca in questa lotta: ragione e diritto”.
In un ateneo di Italia, quando ora si dà la colpa a taluni ebrei della Shoah, sarebbe da aspettarsi, visto che qui non governa Francisco Franco Bahamonde, che il Rettore reagisse con le stesse parole, sopra riportate, di Miguel de Unamuno. Non solo: sarebbe bene che altri glielo ricordassero: ricordare non è il presupposto della Memoria?
Emanuele Calò, giurista
(20 febbraio 2018)