Amalek…
“Zakhor et asher asa lekhà Amalek – Ricorda quello che ti ha fatto Amalek”; “Timkhè et zekher Amalek – Cancella il ricordo di Amalek” (DEut. 25, 17-19) Nello Shabbat che precede Purim leggiamo il brano della Torah che prescrive di mantenere saldo il ricordo di quanto compiuto contro Israele da Amalek e al tempo stesso di eliminare totalmente la potenzialità del male che proviene da questo popolo. La formulazione di una giudizio cosi radicalmente negativo nei confronti del popolo di Amalek ha portato a diverse interpretazioni, sia sulla natura della malvagità messa in atto da questa popolazione nell’episodio narrato nella Torah, sia relativamente ai valori negativi cui allude il termine di Amalek, al di fuori del contesto storico e narrativo della Torah, preso atto che a partire dall’epoca post-biblica non è più possibile identificare alcuna popolazione reale che corrisponda a questo a nominativo. Oltre alla constatazione, che traspare dal testo stesso, del carattere vile e brutale di un attacco sferrato contro la parte più debole del popolo, attardatasi nella retroguardia, si aggiunge, secondo una particolare interpretazione (Rav Yaakov Medan, Bet Hamidrash Har Etzion), l’ipotesi che questa irruzione di Amalek contro Israele corrispondesse ad uno spregevole comportamento proprio di questa popolazione, cioè quello di vivere sostanzialmente sul commercio di schiavi, procurati appunto attraverso incursioni improvvise contro le carovane che attraversavano il deserto; l’esistenza di una civiltà che prospera sulla schiavitù appare alla Torah inammissibile, in quanto in contraddizione con il valore della libertà, come condizione umana ideale, come fondamento del legame del popolo d’Israele con l’Eterno e in assoluto e come dignità dell’uomo di fronte a D.O, valori su cui non a caso si aprono i Dieci Comandamenti nelle Tavole del Patto. Altro aspetto oggetto di interpretazione (Rav Yeudà Amital) nella simbologia di Amalek al di fuori di un’identificazione con un popolo specifico, è legata al fatto che l’aggressione è presentata con il termine “karechà”, che esprime il carattere improvviso e al tempo stesso si richiama ad una modalità di casualità, in cui predominano l’assenza di valori assoluti, di autentici progetti di vita, dove tutto è lasciato all’interesse del momento, a ciò che appare di volta in volta più utile o più gradevole, che si contrappone all’identità ebraica, che è invece, come espresso dal popolo nel deserto – “baderech” cioè “in cammino”, che sa di avere un percorso da compiere, delle mete da raggiungere. Come a dire che l’assenza di valori, il lasciare le decisioni all’interesse gretto e miope del momento è un atteggiamento che non dà fondamento e prospettiva ad alcun consorzio umano. Israele deve opporsi in modo netto a questi comportamenti, ma lo deve fare avendo su di sé dei comportamenti di giustizia e di morale autentici, non per nulla, come insegna il midrash, il comandamento di “Ricordare e non dimenticare” si trova immediatamente dopo le prescrizioni del rigore di onestà che si richiede in ogni attività economica e commerciale “nei pesi e nelle misure” (Deut.25, 13-16) e secondo un’interpretazione, anche l’aggressione di Amalek si verifica a seguito del comportamento gretto e meschino del popolo che gode del dono dell’acqua che il Signore procura (la roccia percossa dalla verga di Mosè) badando solo a soddisfare le necessità del proprio nucleo di famiglia e del proprio bestiame, senza alcuna attenzione a verificare che veramente tutto il popolo, anche i più deboli, potessero effettivamente dissetarsi dall’arsura del deserto.
Non occorre dilungarsi nel sottolineare come queste caratteristiche, sia quelle definite come “Amalek” – cioè l’arricchirsi utilizzando sistematicamente violenza e oppressione, particolarmente su gente inerme, il commercio di esseri umani, l’inseguire solo l’utile del momento, negando valori morali condivisi – sia quelle cui deve badare il popolo ebraico per poter dare esempio a tutte le nazioni, ovvero l’attenzione verso una visione più ampia, in cui siano garantiti valori morali fondamentali per l’uomo e beni vitali essenziali anche ai più deboli, tutto questo ci riporta ad una difficile realtà del presente, in cui sappiamo bene quanto sia necessario “Ricordare e non dimenticare”.
Giuseppe Momigliano, rabbino