Florida, il padre di una delle vittime
“Queste stragi devono finire ora”

Schermata 2018-02-22 alle 14.32.16Dopo la strage alla scuola superiore di Parkland, in Florida, del 14 febbraio scorso, gli studenti sopravvissuti si sono organizzati e hanno iniziato una campagna per ottenere dai politici americani una legge sul controllo delle armi. Una delegazione di questi ragazzi, assieme a genitori e professori, nelle scorse ore è arrivata fino alla Casa Bianca e ha incontrato il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Tra questi c’era Andrew Pollack, padre di Meadow, ragazza di 18 anni uccisa dai colpi sparati da Nicolas Cruz, responsabile della strage, con il suo fucile semiautomatico AR-15 regolarmente acquistato a un banco di pegni. “Mia figlia è al cimitero King David. È lì che da ora potrò vederla. Sono molto arrabbiato che sia successo perché continua a succedere – ha detto Pollack – Quante scuole, quanti ragazzi devono essere ancora colpiti? Questa cosa finisce qui, con questa amministrazione e con me. Non dormirò fino a che non sarà sistemata”. Durante la cerimonia funebre alla sinagoga K’ol Tikvah per la figlia, Pollack aveva detto, “i nostri figli dovrebbe essere al sicuro ma la mia principessa non lo era”.

Altra testimonianza alla Casa Bianca ripresa in queste ore dai media è quella di Samuel Zeif, studente di 18 anni sopravvissuto alla strage insieme al fratello piccolo Matthew. “Ero al secondo piano di quell’edificio, scrivevo a mia madre, a mio padre, ai miei tre fratelli che non li avrei mai più rivisti. – ha raccontato Zeif – E poi mi è venuto in mente che mio fratello piccolo, di 14 anni, si trovava direttamente sopra di me nella classe dove Scott Beigel è stato assassinato.. Scott Beigel ha spinto mio fratello in classe. È stato l’ultimo ragazzo a rientrare in quell’aula”. Durante la sparatoria i fratelli Zeif si sono scambiati messaggi per sapere se stavano bene.

“Il mio professore è morto”, il messaggio di Matthew a Samuel. “Non fare nulla. NON FARE NULLA. Hai capito?”, la replica del fratello maggiore. “Nessun fratello, nessuna sorella, nessun famigliare, nessuno dovrebbe trovarsi a condividere quel tipo di messaggi ed è per questo che sono qui”, ha detto Zeif parlando davanti a Trump. “Ho perso il mio migliore amico, era praticamente un fratello. Sono qui per usare la mia voce perché so che lui non può più farlo”.

Zeif, di famiglia ebraica come Pollack, nel suo intervento ha citato altre famose stragi accadute nelle scuole americane: “Come possibile che non abbiamo fermato tutto questo dopo Columbine? Dopo Sandy Hook?”, le parole del ragazzo, pronunciate mettendo una mano sulla spalla di Nicole Hockley, il cui figlio Dylan nel 2012 è stato ucciso alla Sandy Hook (in quell’occasione Adam Lanza, di 20 anni, aprì il fuoco all’interno della scuola elementare, armato di un fucile d’assalto, causando la morte di 27 persone, 20 delle quali bambini di età compresa tra i 6 e i 7 anni). “Sta ancora accadendo”. Zeif ha poi citato l’esempio dell’Australia dove nel 1996 un uomo uccise, utilizzando diverse armi da fuoco, 35 persone e ne ferì 23. La reazione del governo australiano fu l’approvazione – non senza difficoltà – di una legge sulle armi molto restrittiva. “Qualcuno può indovinare quante stragi ci sono state da allora nelle scuole in Australia? Zero. Dobbiamo fare qualcosa. Per questo siamo qui”, ha detto Zeif, “non può succedere ancora. Per favore”.

Daniel Reichel