La legge della maggioranza
Sappiamo che durerà poco ma intanto è bello godersi questo momento di tranquillità e pacatezza dopo la violentissima campagna elettorale. Tutti smorzano i toni. I Cinquestelle lanciano segnali di moderazione e disponibilità al dialogo e, tra le altre cose, si preoccupano di non apparire troppo antisraeliani (che è un buon segno). La Lega, altro buon segno, dà improvvisamente grande visibilità al neoeletto senatore nero (ma dove lo avevano nascosto?). Ho seguito la campagna elettorale troppo distrattamente o gli hanno fatto tenere volutamente un basso profilo nel timore che la sua candidatura avrebbe fatto perdere voti?
Di colpo gli insulti sembrano magicamente spariti dalla scena politica italiana e i vincitori esitano ad infierire contro gli sconfitti che potrebbero rivelarsi necessari per la formazione di un governo. Si cerca di mettere in evidenza le possibili convergenze più delle differenze. La parola “inciucio” è miracolosamente scomparsa e al suo posto la parola “responsabilità” è saltata fuori dal dimenticatoio in cui era stata relegata.
Poi, certo, quando nascerà un governo e le cose andranno meno che splendidamente saranno subito tutti prontissimi a scaricare le colpe sugli alleati. Ma intanto l’atmosfera di questa settimana, per quanto effimera, ci dimostra che un altro clima politico è possibile. È possibile mediare, scendere a compromessi, cercare soluzioni concrete. È possibile parlarsi senza insultarsi a vicenda.
Non so se questo si dimostrerà sufficiente. E non mi azzardo a discutere sui pregi e sui difetti di questa legge elettorale. Intanto vale la pena di riflettere su cosa significhi davvero il principio secondo cui bisogna seguire la maggioranza. A mio parere non si tratta di un semplice gioco, di una sorta di gara che termina con vincitori e vinti. Anche nella vita di tutti i giorni sono frequenti le situazioni in cui le posizioni sono più di due, e la maggioranza si ottiene solo tramite l’accordo tra due o più parti, tramite compromessi in cui ciascuno è costretto a rinunciare a qualcosa. La legge della maggioranza premia non solo chi sa essere più convincente, ma anche chi si dimostra più capace di dialogare, di accettare punti di vista diversi dal proprio, di capire le ragioni altrui.
Anna Segre
(9 marzo 2018)