I nazisti e l’arte defraudata
Una ferita ancora aperta

Nel 1940 quando Parigi è occupata dai nazisti, si racconta che un ufficiale della Gestapo andò nello studio di Pablo Picasso e gli mostrò una cartolina con il dipinto del Guernica, il quadro simbolo dell’orrore della guerra. L’ufficiale della Gestapo chiese a Picasso: “lo avete fatto voi, maestro?”. “No, questa è opera vostra”. A raccontare questo aneddoto, che bene racconta l’intreccio tra arte e nazismo, è la voce narrante di Toni Sevillo nel nuovo documentario Hitler contro Picasso e gli altri. L’ossessione nazista per l’arte, in anteprima mondiale nei nostri cinema il 13 e 14 marzo, prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital con la partecipazione di Sky Arte HD. Il documentario diretto da Claudio Poli, su soggetto di Didi Gnocchi, delinea in modo lucido e chiaro l’ossessione nazista appunto contro la cosiddetta arte degenerata dei vari Max Beckmann, Paul Klee, Oskar Kokoschka, Henri Matisse, Otto Dix, Marc Chagall, e Pablo Picasso ma anche l’utilizzo dell’arte come arma di propaganda e per colpire il mondo ebraico: molti dei collezionisti d’arte defraudati, viene raccontato nel documentario presentato ieri in anteprima a Milano (con il patrocinio della Comunità ebraica milanese) e a Roma, erano infatti ebrei e ancora oggi continuano le battaglie legali degli eredi per riottenere i quadri che Hitler e Goering rubarono alle loro famiglie.

Durante la presentazione, Gnocchi ha spiegato che ad ispirare la realizzazione del documentario sono state alcune coincidenze tra cui, lo scorso anno, l’anniversario degli 80 anni dall’esposizione di “arte degenerata” organizzata dal nazismo nel 1937 a Monaco: un’esposizione pubblica per condannare e deridere le opere di artisti come Klee, Matisse, Modigliani a cui, contemporaneamente, Hitler affiancò una mostra per esaltare la “pura arte ariana”, con “La Grande Esposizione di Arte Germanica”. Proprio in quegli stessi giorni cominciò la razzia, nei musei dei territori occupati e nelle case di collezionisti e ebrei, di capolavori destinati a occupare gli spazi di quello che Hitler immaginava come il Louvre di Linz (rimasto poi solo sulla carta) e di Carinhall, la residenza privata di Goering, l’altro grande protagonista del saccheggio dell’Europa. Si calcola che le opere sequestrate nei Musei tedeschi siano state oltre 16.000 e oltre 5 milioni in tutta Europa. Ad alcune di quelle opere, tra cui quelle ritrovate nella casa del figlio di Cornelius Gurlitt, famoso collezionista tedesco che collaborò con i nazisti, sono state dedicate negli scorsi mesi delle mostre (a cui Pagine Ebraiche ha dedicato un ampio approfondimento), ha ricordato Gnocchi durante la presentazione milanese. Parte di quell’arte defraudata è tornata nelle case dei legittimi proprietari o dei loro eredi ma ancora molto c’è da fare, ha spiegato l’avvocato Christopher A. Marinello, dell’Art Recovery International, che si è occupato del recupero della famosa collezione di Paul Rosenberg, uno dei più grandi collezionisti e mercanti d’arte di inizio ‘900. I nazisti derubarono Rosenberg – amico di Picasso – di quasi tutto il suo patrimonio, frutto di anni di lavoro e passione, e così fecero con migliaia di ebrei. “Non sapete quanti sono ancora i casi irrisolti – ha spiegato Marinello – Il fatto che parliamo ancora di questa questione 73 anni dopo la fine della Guerra significa che non abbiamo fatto abbastanza. Spero che questo documentario possa portare luce sul tema dell’arte rubata. Voglio che le persone capiscano che quelle opere sono ancora oggi importanti per le famiglie che furono defraudate”.