NARRATIVA La tragedia del pagliaccio raccontata da Kaniuk

kaniuk copYoram Kaniuk / ADAMO RISORTO / Giuntina

Arad, Israele. Una città nel cuore del Negev. In questo luogo desertico, implacabile, sorge un avveniristico Istituto di riabilitazione e terapia. Tutto è pulito e accogliente. Ma dietro la perfetta facciata si nascondono terribili sofferenze: l’Istituto è infatti un manicomio per reduci della Shoah.

È questa l’ambientazione di Adamo risorto di Yoram Kaniuk, un classico della letteratura israeliana, uscito per la prima volta in Israele nel 1971 e ora riproposto da Giuntina (titolo originale Adam ben kelev, traduzione di Elena Loewenthal).

Un libro non privo di una disperata, tragica e surreale comicità, in cui si racconta la storia di uno dei pazienti, Adam Stein, sopravvissuto allo sterminio grazie al suo talento di clown: il suo ruolo nel campo di concentramento era infatti di fare la parte del cane per il comandante del campo. Adam infatti sarebbe sicuramente stato ucciso insieme ai suoi familiari, se non fosse stato in grado di stupire e divertire il comandante con le sue abilità circensi. E così i nazisti lo hanno iniziato ad usare per divertirsi e per far “divertire” gli ospiti del campo, inclusi i prigionieri che vanno alla morte. Adam si è dunque trasformato in una maschera drammatica, un clown che nasconde la disperazione dietro a un grottesco sorriso e che perde ogni minimo barlume di dignità.

In Adamo risorto Kaniuk racconta una storia struggente, che pone l’attenzione sui traumi subiti dai testimoni, che per sopravvivere si sono dovuti adeguare al male senza fine, a logiche malate, diventando talvolta parte della macchina dello sterminio e perdendo la propria anima. Un cortocircuito da cui non si esce sani di mente.

Yoram Kaniuk è stato uno dei maggiori scrittori israeliani di sempre. Non ha vissuto la Shoah in prima persona: nato nel 1930 a Tel Aviv in una famiglia di elevata cultura (suo padre fu assistente del primo sindaco di Tel Aviv Meir Dizengoff e fu il primo direttore del Museo d’Arte della città), partecipò nel 1948 alla guerra d’Indipendenza dello Stato d’Israele, e poi per alcuni anni visse a New York. Ha scritto romanzi, racconti e libri per ragazzi, opere tradotte in più di venti lingue. Scomparso nel 2013, con Adamo risorto, probabilmente il suo libro più importante, ha impresso un segno profondo nel modo di scrivere della Shoah, e di trasmettere la Memoria pur non avendo vissuto in prima persona le atrocità della seconda guerra mondiale.

Marco Di Porto