Politics & Literature

Emanuele CalòI giuristi ben conoscono l’indirizzo Law & Literature, coi suoi rispettivi guru, epigoni, gregari e artisti di strada. Dall’altra parte dello spettro, troviamo i politologi, che provano, con esiti alterni, a cimentarsi nelle classificazioni, fra le quali s’impone, da ultimo, quella che fa ricorso alla categoria del populismo, il cui massimo esponente sarebbe stato l’argentino Juan Domingo Perón. La differenza col marxismo è netta; un conto è rivolgersi al proletariato, classe che interpreta un ruolo salvifico nella narrazione classica, meglio se guidato da borghesi, ottimo se condotto da aristocratici, altro è il riferimento indifferenziato al popolo, presunta monade connotata dal suo carattere alquanto sfuggente. Tuttavia, per quanto sfuggente, il popolo è un’entità eterna, mentre il proletariato, quanto meno nella sua accezione classica, è stato sostituito dalla cibernetica, dall’informatica e, soprattutto, dalla delocalizzazione.
Perché non provare, vista l’evanescenza delle classificazioni finora elaborate, ad esplorare un ipotetico indirizzo “Politics & Literature”? Se parecchi si sono cimentati in questo tentativo, potremmo tentare anche noi di far danni nel settore. Per esempio, si potrebbe ipotizzare una classificazione dei partiti politici ricavata dai generi letterari; farlo sarebbe difficile ma non necessariamente impossibile.
Si potrebbe azzardare il ricorso al naturalismo, se non altro per la sua vicinanza al positivismo, cercando – ma è molto complicato – di non fare la fine di Émile Zola. Non ci si può arrestare lì, però: quello è un mero punto di partenza, perché poi bisognerà provare ad incasellare partiti e movimenti, ad esempio, anche nelle categorie del fantasy, thriller, orrore e del realismo magico, oppure dell’hard boiled, del romanzo epico o della fantascienza. Certo, sarei per Jorge Luis Borges e Franz Kafka, anche se accomunarli è imbarazzante (“Vi erano dei leoni di pietra, vi era una latrina sacra chiamata Qaphqa” scrive l’argentino nella ‘Lotteria in Babilonia’, a proposito del nostro correligionario). Borges poi spiega, in altra sede, a proposito del totalitarismo nazista, che le interiezioni hanno usurpato la funzione dei ragionamenti. Come dimenticare poi le categorie dell’assurdo e del moralismo? Certo, non è un compito agevole, ma le sfide son fatte per essere vinte. Attenti, però, alle interiezioni.

Emanuele Calò, giurista