Usa, i giovani sfilano contro le armi
“Marciamo per le nostre vite”

Sono state oltre 800 le manifestazioni organizzate in tutto il mondo sotto il cappello “March for Our Lives” per protestare contro l’uso delle armi negli Stati Uniti. L’evento più importante è stato quello tenutosi a Washington, D.C., la capitale degli Stati Uniti, a cui hanno preso parte almeno 800mila persone: secondo l’Associated Press è stata una delle più grande proteste giovanili dai tempi delle manifestazioni contro la guerra in Vietnam. Le marce sono state organizzate a poco più di un mese dalla sparatoria nella scuola di Parkland, in Florida, in cui un ragazzo di 19 anni ha ucciso con armi automatiche 17 persone.

“I miei valori ebraici includono quello di non tacere, di non stare a guardare mentre il mio vicino sanguina. Abbiamo l’obbligo di impegnarci in questa lotta, di far sentire la nostra voce. I membri del Congresso devono sapere che se non interverranno per evitare che eventi come questo si ripetano, la nostra generazione farà in modo che non rimangano in carica”. Per questo motivo Talia Ramsky, studentessa della scuola di Parkland, ha scelto di sfilare insieme a tanti compagni a Washington. “Ero nella mia classe quando è successo. – ha raccontato ad Haaretz Ramsky – Improvvisamente è scattato l’allarme antincendio, e ci siamo precipitati fuori dalle classi. C’era un caos totale all’interno e all’esterno della scuola. Abbiamo visto arrivare auto della polizia, tra cui una della SWAT, e ci è stato chiesto di scappare, saltare oltre le recinzioni, uscire dalla scuola il più velocemente possibile”. “Mentre scappavo, e vedevo le auto della polizia andare verso la scuola, il mio unico pensiero era: i miei amici sono ancora lì, mio cugino è lì, i miei insegnanti e il personale della scuola”, ha ricordato Ramsky. “Gli eventi in Parkland hanno profondamente colpito la nostra comunità, le nostre congregazioni e i nostri figli. Sei settimane fa abbiamo perso membri della nostra comunità e questa campagna ha assunto un nuovo significato”, ha raccontato al Jerusalem Post Lila Greene, alla guida di una congregazione reform della Florida. “Queste manifestazioni non solo mostrano la posizione che i ragazzi hanno preso adesso – ha osservato Greene – Ma mettono in luce le priorità dei futuri elettori. Tra uno, due, tre anni, queste migliaia di adolescenti che stanno dimostrando oggi la loro dedizione marciando, saranno quelli che eleggeranno i nostri funzionari governativi per rappresentare un’America libera dalla violenza delle armi”.