Diritti civili

Tobia ZeviNel dibattito seguito alle elezioni c’è un aspetto che mi pare interessante, e pericoloso. Molti hanno riconosciuto i risultati raggiunti dai governi di centrosinistra, aggiungendo poi che tali risultati non sono stati comunicati ai cittadini nel modo più convincente. Alcuni, però, hanno avanzato un’altra osservazione: le riforme del centrosinistra si sarebbero concentrate più sui diritti civili che su quelli sociali, nonostante la grande crisi economica. Secondo questa tesi, sarebbero solamente le classi più agiate, la borghesia, a interessarsi di questioni quali le unioni civili, il regolamento sul fine-vita, le norme contro la tortura e sull’autismo (esempi casuali tra tanti). I più poveri pensano solo al pane.
In questa concezione ci sono a mio avviso tre errori. Dal punto di vista culturale una visione siffatta esprime una posizione sinceramente classista, nella quale chi ha di meno pensa di meno e ha minori ambizioni. Dal punto di vista economico, si ignora che il cambiamento che si è prodotto riguarda innanzitutto i meno fortunati, cioè coloro che non possono permettersi di compensare i servizi mancanti col portafoglio: un buon avvocato civile per regolare le proprie questioni sentimentali e patrimoniali; un notaio per decidere sul dopo di sé; un penalista se si viene ingiustamente detenuti o maltrattati da funzionari dello Stato e un bravo psicologo se si ha un figlio disabile. Dal punto di vista politico, infine, si torna indietro agli anni Settanta: ai movimenti operai che non riconoscevano il valore delle battaglie delle donne, dei giovani e degli omosessuali in favore di un’interpretazione meccanicamente economica della società.
Io ritengo che si debba essere orgogliosi dei progressi fatti dall’Italia su questo versante negli ultimi anni. E credo anche che simili conquiste siano fondamentali per ribadire la nostra idea di mondo, nel momento in cui le società si trasformano e diventano più multietniche. Infine, sono convinto che per le minoranze, per tutte le minoranze, i diritti civili siano una condizione necessaria e non derogabile per immaginare il proprio futuro.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas

Twitter: @tobiazevi