Firenze, una via per Bonaventura

A 80 anni dalla cacciata da quelle aule con l’entrata in vigore delle Leggi antiebraiche promulgata dal fascismo, l’insigne psicologo Enzo Bonaventura torna protagonista nell’ateneo fiorentino. L’occasione una giornata di studio che gli è stata dedicata, svoltasi quest’oggi nell’aula magna del Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo su iniziativa di Patrizia Guarnieri, docente Storia contemporanea dell’ateneo, e David Meghnagi, docente dell’Università di Roma Tre e assessore alla cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Diversi qualificati interventi, che hanno permesso di ricostruire le principali tappe dell’impegno scientifico e accademico di Bonaventura. E un significativo annuncio, giunto in apertura dalla vicesindaca Cristina Giachi: la città di Firenze gli dedicherà presto una strada, come disposto nelle scorse ore dalla commissione toponomastica competente.
Nell’introdurre la figura di Bonaventura, Meghnagi (che è curatore della recente riedizione del suo saggio La psicoanalisi e promotore di varie iniziative nel suo nome) ha ricordato quanto la sua cacciata sia emblematica di quel processo che, con il ’38, ha scaturito la crisi del sistema universitario italiano. “È in quel momento, con le Leggi razziste, che la crisi ha inizio. Quel sette per cento del corpo docente allontanato dal regime ha infatti distrutto il concetto fondamentale di libertà di studio, colpendo dall’interno la linfa vitale del sistema. È un tema – riflette lo studioso – con cui non sono stati fatti sufficientemente i conti”.
Uno dei tanti scheletri nell’armadio, ha osservato, di un paese che ha ancora difficoltà a relazionarsi con quel passato, con quelle ferite, con quelle responsabilità.
“Non conoscevo la figura di Bonaventura, fino al momento in cui il professor Meghnagi me l’ha sottoposta. Oggi, in questa sede. E in futuro, con l’intitolazione di una strada, ricordiamo una personalità che rappresenta molte storie. Il terribile impatto delle Leggi del ’38 sul mondo scientifico, ma anche le conquiste di studiosi che hanno lasciato il segno. Oggi – ha detto Giachi – possiamo riannodare il filo della Memoria”.
Grande l’orgoglio del rettore Luigi Dei, che fortemente ha voluto l’iniziativa. “Il professor Bonaventura – le sue parole – è stato uomo di intuito e profondità di pensiero, che fa parte della storia del nostro ateneo”. Il rettore ha poi invitato a una riflessione sulle Leggi antiebraiche come “macchia della nostra storia nazionale”. Più passa il tempo, più quelle vicende ci appaiono lontane – ha poi esortato – “e maggiore deve essere il nostro impegno per ricordare”.
Vivo l’apprezzamento per l’iniziativa odierna di Sandro De Bernardin, capo della delegazione italiana all’ International Holocaust Remembrance Alliance. “Questo convegno – il suo pensiero – si regge su un fondamentale equilibro: il ricordo di quello che gli è stato fatto, ma anche quello che Bonaventura ha fatto nel suo campo. Un contributo importantissimo”. Ricordando gli scopi salienti dell’Ihra, ente che si basa su un concetto di cooperazione su vasta scala, De Bernardin ha evidenziato quanto al centro di ogni sforzo debba esserci l’azione educativa. “Esattamente quello che si sta facendo oggi”.
Ad essere ricordata da Daniela Misul, presidente della Comunità ebraica fiorentina, anche un’altra figura cara a questa realtà. Anna Di Gioacchino, la moglie del rabbino capo Nathan Cassuto. Entrambi catturati durante le persecuzioni, nel lager ebbero sorti diverse. Il maritò non tornò mai indietro, la moglie invece sopravvisse. Ma trovò la morte, come Bonaventura, nell’attentato arabo al convoglio diretto all’ospedale Hadassah di Gerusalemme.
Ampio l’arco tracciato nei diversi interventi che sono seguiti, con la partecipazione tra gli altri della nipote Helly Bonaventura Snir. A prendere la parola la professoressa Guarnieri (False notizie e riparazioni. Enzo Bonaventura da Firenze a Gerusalemme) e altri studiosi quali Caterina Primi (Bonaventura sperimentalista e il laboratorio), Ersilia Menesini (Bonaventura psicologo dello sviluppo), Michele Sarfatti (La persecuzione antiebraica
fascista nella scuola e nell’università). Mentre Meghnagi ha parlato di “La psicoanalisi. Storia di una rimozione, la qualità di un pensiero”.
Ad inaugurare il convegno un saluto di Andrea Zorzi, direttore del dipartimento.

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(13 aprile 2018)