giustizia…

Ribbì Chaninà, capo dei sacerdoti, diceva “prega per la pace dello Stato, perché se non fosse per l’autorità che esso esercita, gli uomini si ingoierebbero vivi” (Avot 3,2)
Il commento Tiferet Israel ( R. Israel Lipschitz) nota  che da questo insegnamento trae origine la consuetudine della preghiera sinagogale per i sovrani o per le autorità del paese. Questa preghiera, in passato adottata anche nelle comunità ebraiche in Italia, è poi venuta meno per ovvi motivi storici e non è più stata reintrodotta, a differenza di altri paesi dove è tuttora in uso; a prescindere da questa considerazione, già oggetto di dibattito, sono interessanti alcuni commenti che ci fanno riflettere, da un lato sul significato della preghiera per lo stato, intesa come esemplare del valore collettivo della preghiera, dall’altro sul compito più specifico delle autorità “per il cui bene si rivolge la preghiera a D.O. Nel suo commento ai Pirkè Avot, R. Yonà ben Avraham Gerondi spiega “E’ dovere pregare per il bene di tutto il mondo e dispiacersi per l’altrui sofferenza, questa è la via dei giusti, come afferma il re David – “ Quando erano ammalati, mi vestivo di sacco, affliggevo la mia persona con il digiuno” (Salmi 35,13); non si deve infatti pregare solo per il proprio benessere ma invocare il bene di tutti, affinché possano mantenersi in pace. La pace nel paese arreca pace al mondo intero” 
Il commento di Tosafot Yom Tov ( Yom Tov Lipmann Heller) ricorda che le autorità “sono coloro che guidano il paese ed esercitano la giustizia (mishpat).” Dunque si prega perché possano mostrare  la capacità di condurre un paese con giustizia e non per il loro semplice esercizio del potere, quand’anche in questo modo riuscissero a mantenere l’ordine interno.
Si può ben dire che, pubblica o privata che sia, questa preghiera – non meno che l’impegno personale – per il bene dello stato sono valori interni all’ebraismo, dal momento che,come dimostra la storia, nel momento in cui viene a mancare l’autorevolezza delle istituzioni dello Stato nell’esercizio della giustizia rischiano di emergere i peggiori istinti, individuali e collettivi.

Giuseppe Momigliano, rabbino