Poco autorevoli e poco solidali

Anna SegreAttacchi verbali, aggressioni fisiche, vero e proprio bullismo: in queste ultime settimane sembra che gli insegnanti siano stati presi di mira più che mai (o forse sono i media che finalmente si sono decisi a parlarne?) Ovviamente, come viene ogni volta puntualmente evidenziato, i casi clamorosi finiti nelle cronache non sono che la punta dell’iceberg: è la funzione stessa dell’insegnante, l’autorevolezza della sua figura, ad essere messa continuamente in discussione, dagli allievi, dai genitori, dai dirigenti scolastici, dalla società in generale e, diciamocelo, dagli stessi insegnanti. Quanti sono davvero solidali con i colleghi che subiscono attacchi e insulti o a cui gli allievi mancano di rispetto e quanti invece sono subito pronti a spettegolare e lanciare frecciatine contro il collega troppo severo / troppo permissivo / troppo freddo / che dà troppa confidenza / che non sa spiegare / che non sa tenere la disciplina / che umilia gli allievi / che fa troppe preferenze? Quante volte una nota sul registro diventa l’occasione per una sorta di processo contro l’insegnante che l’ha scritta? (E poi ci si domanda perché i fatti gravi non vengano segnalati…) Quante volte quando sentiamo parlare di allievi che si comportano male con i nostri colleghi e non con noi ostentiamo solidarietà ma intimamente ci sentiamo compiaciuti? I genitori e, ancora di più, gli allievi sono bravissimi in questo gioco del mettere l’uno contro l’altro con frecciatine e sottili adulazioni. E troppe volte noi ci caschiamo. Anche perché, in assenza di occasioni serie per un confronto sui metodi e sugli obiettivi educativi e didattici, capita spesso che ci ritroviamo a pensare che le accuse contro i nostri colleghi in fin dei conti non siano del tutto ingiustificate. Dunque per prima cosa dovremmo renderci conto che, pur nel rispetto della libertà di insegnamento, un minimo di discussione e di condivisione del senso di ciò che stiamo facendo (vera, non tramite documenti scritti in modo fumoso e compilati solo per dovere burocratico) sarebbe necessaria.
E, al di là di tutto questo, varrebbe ancora la pena di porsi una semplice domanda, che forse ci aiuta in parte a inquadrare il problema della perduta autorevolezza degli insegnanti: quanti sono i genitori e gli allievi che sono davvero convinti che ogni tanto imparare qualcosa potrebbe anche tornare utile?

Anna Segre, insegnante