Società – Quel giorno dei saluti al Campo X
Paolo Berizzi / NAZITALIA /Baldini e Castoldi
Il Campo Xd el Cimitero Maggiore di Milano è un recinto. Se lo vedi quando è deserto, sembra un cimitero islamico. Ognuna delle novecentoventuno croci sepolcrali che ricordano i soldati della Rsi e i volontari italiani delle SS è disposta come il cippo verticale tipico della sepoltura musulmana. Strana similitudine, con la croce in cima anziché la mezzaluna; una bizzarra ironia del caso se si pensa che i gruppi di estrema destra che vengono a commemorare in parata militare questi morti sono nemici dichiarati degli immigrati, dei popoli africani, degli «invasori» islamici. Campo militare dell’onore. Lo chiamano così i camerati. A Milano è una giornata di sole, la temperatura è mite, il cielo pulito. Tra Lampugnano e viale Certosa, nel traffico del sabato pomeriggio diretto verso il centro, la scena che si presenta agli automobilisti è da pre-partita calcistico: lungo la strada, nello spazio tra il marciapiede e la pista ciclabile, si snoda un corteo. Uomini in jeans, sneaker, felpe e giubbotti. Che non sia un corteo ultrà lo capisci da come sono disposte le persone che lo formano: è molto ordinato, a mo’ di parata. Ogni fila orizzontale è composta da sette persone. Così ha voluto Gianluca Iannone, presidente e fondatore di CasaPound, e così ha voluto Stefano Del Miglio, il capo di Lealtà Azione – due movimenti politici di fatto alleati, tanto che in occasione delle elezioni politiche e regionali del marzo 2018 hanno raccolto firme insieme. Il serpentone si allunga nella misura in cui può snodarsi un assembramento mobile formato da un migliaio di corpi. Non è vero, come sosterrà qualcuno, che non c’è stato un corteo sulla pubblica via: a dimostrarlo ci sono delle fotografie. Mostrano chiaramente i mille camerati che procedono inquadrati in strada con ordine militare per raggiungere il Cimitero Maggiore. C’è un’estetica dell’ordine che ha un suo senso profondo per tutte le destre, da non sottovalutare, come notava Massimo Cacciari in un suo corsivo sull’«Espresso»: «Sulla promessa di un nuovo Ordine si fondavano tutti i movimenti storici di destra, pretendendo quasi di incarnarla nella loro stessa presenza. L’Ordine che si vuole creare è reso credibile dal marciare ordinati, sotto un’unica Guida… L’Ordine è il fine e ordinati i mezzi per raggiungerlo. Perfino la somma violenza, la Shoah, è stata concepita così». Pochi minuti prima delle 15 il corteo entra nel cimitero. «Quando li ho visti entrare pensavo a una manifestazione autorizzata», ricorda uno dei custodi… «Non c’erano poliziotti, non c’erano vigili urbani: nessuno.»[…] L’azione dei militanti di CasaPound e Lealtà Azione dura una ventina di minuti. È chiaro che la commemorazione è stata preparata nei dettagli: tutto, l’arrivo in parata, la sfilata dietro una corona di fiori sorretta da due militanti in felpa nera, la disposizione in file orizzontali tra le lapidi del campo dell’onore, il rito del presente e i saluti romani: tutto seguiva un copione studiato… I camerati attraversano i viali e si schierano militarmente: tutti in piedi, rivolti verso l’altare con il crocifisso di marmo nero che ricorda i caduti della Rsi… Distendono il braccio alla fine della preghiera del Legionario. Poi rispondono alla chiamata del «presente»…. Il 29 aprile 2017 resta inciso nel calendario della destra radicale. Un punto a favore dei neri […] Di quella data una cosa mi era sembrata subito chiara: la riproposizione della sarabanda fascista aveva un significato ben preciso. E bisognava coglierlo. Da una parte segnava il battesimo politico di un nuovo «blocco» nero che in Lombardia aveva gettato solide basi per un’alleanza che sarebbe andata avanti fino alle elezioni del 4 marzo 2018. Dall’altra infrangeva un tabù: quello della pregiudiziale antifascista. La strategia mediatica di Lealtà Azione e CasaPound a questo era finalizzata: mettere l’opinione pubblica, gli analisti e anche le istituzioni – politica e magistratura – nella condizione di dover accettare – magari anche obtorto collo – che il fascismo 2.0, o del terzo millennio, si è preso ormai una sua legittimazione sociale […] Perché un corteo così numeroso? Solo per dar sfoggio di forza? Per lanciare un messaggio? O e il prodromo di qualcosa di più ampio che sta covando sotto la cenere? (…) I mille saluti romani al cimitero sono stati solo una “commemorazione funebre”, ha stabilito la procura di Milano. Nessuna apologia, tutto “condonato”. Può darsi che mi sbagli, e che la recrudescenza delle aggressioni fasciste, delle ronde e delle parate nostalgiche non abbia alcun nesso con una certa sottovalutazione da parte delle istituzioni. Ma ho la sensazione che da quel 29 aprile di un anno fa nelle piazze nere niente sarà più come prima.
Paolo Berizzi, La Repubblica Milano, 6 maggio 2018