Il canto dei Roma

lotoroIl processo di ricostruzione del repertorio concentrazionario del popolo Romanò è problematico poiché il repertorio creato nei Lager dai Roma è principalmente giunto su trasmissione orale e si è ulteriormente articolato presso i più diversi villaggi e insediamenti urbani dei vari gruppi Romanò in Slovacchia, Austria e Romania.
In ognuno dei suddetti insediamenti urbani, la medesima canzone si è arricchita di ulteriori strofe – materiale letterario spurio ai fini della individuazioni delle fonti – o di diverse inclinazioni o parziali variazioni della linea melodica.
Un grande contributo alla messa in sicurezza del materiale fonografico del popolo Romanò è stato

Gypsies 4
Gypsies 4
fornito dalla etnologista slovacca Jana Belišová; la Belišová registrò e stese in notazione musicale numerosi canti creati presso il Familienzigeunerlager di Auschwitz II Birkenau e la casa circondariale slovacca di Ilava.
Nel 2002 Jana Belišova pubblicò in due volumi Phurikane gịľa. Starodávne rómske piesne (Občianske združenie Žudro, Bratislava), portando a compimento una complessa ricerca etnomusicologica sulla produzione musicale vocale dei Roma residenti a Dhlé Stráže, Žehra, Poštárka Bardejov, Vechec, Markušovce–Jareček e altre città della Slovacchia.
Ulteriori contributi di alto valore documentaristico provengono da donne del popolo Romanò.
Paula Nardai, di gruppo sociale Burgenland, fu trasferita il 15 aprile 1943 con i familiari e altri Roma di Podgoria, Althodis e Zuberbach presso lo Zigeunerlager di Auschwitz II Birkenau; trasferita nel 1944 a Ravensbrück e successivamente a Taucha e Amburgo, contribuì alla conservazione di canti e racconti tradizionali in lingua romanes registrando altresì materiale fonografico conservato presso il Romani–Projekt dello Institut für Sprachwissenschaft della Karl–Franzens–Universität di Graz.
Ceija Stojka, scrittrice, pittrice e musicista di gruppo sociale Lovara, trasferita con i familiari presso lo Zigeunerlager di Auschwitz II Birkenau, fu successivamente trasferita a Ravensbrück e Bergen–Belsen; ha scritto e testimoniato sulla cattività dei Roma durante la Guerra, da citare i suoi libri Wir leben im Verborgenen. Erinnerungen einer Rom–Zigeunerin del 1988, Reisende auf dieser Welt del 1992 e Meine Wahl zu schreiben – ich kann es nicht del 2003.
Růžena Danielová, cantante molto dotata dei Roma cechi stabilitasi dal 1938 a Mutěnice, fu trasferita il 7 maggio 1943 con i familiari presso lo Zigeunerlager di Auschwitz II Birkenau dove perse il marito Martin Daniel e la figlia Margarita; ivi scrisse il testo di Auschvitsate hi kher baro.
Tra i testimoni più recenti, da citare Helena Červeňaková, Justina Dunková, Jarmila Kotlárová, Eva Gáborová, Franz Horvarth, Dom Pavlín Kandráčov, Anna Michaliková, Ján Polák sino alla sconosciuta “Mara” di Novi Sad.
Occorre altresì citare il lavoro di approfondimento musicologico della ricercatrice austriaca Ursula Hemetek – delo Institut für Volksmusikforschung presso la Universität Wien – e del linguista austriaco Mozes F. Heinschink; la Sammlung Heinschink che trovasi presso l’archivio fonografico della Österreichischen Akademie der Wissenschaften è una delle più grandi collezioni di registrazioni sonore sulla cultura e la musica del popolo Romanò in Europa centrale, orientale e in Turchia.
Non ultimo, lo scritto Lieder im Leid. Zu KZ–Liedern der Roma pubblicato nel 1992 da Ursula Hemetek e Mozes Heinschink in Österreich. Dokumentationsarchiv des österreichischen Widerstandes Wien nonchè And the violins stopped playing. A Story of the Gypsy Holocaust di Alexander Ramati (Franklin Watts, 1986).
Il Lager “penetra” nella musica dei Roma e rende il loro dolore musicalmente intenso; la loro musica è immediata e va suonata lasciando il musicista libero di ricavare l’improvvisazione e dilatare all’infinito la frase musicale.
I Roma hanno suonato e cantato nei Campi una delle più suggestive letterature musicali d’Europa prima che la peggior sorte si abbattesse su di loro: il Porrajmos.

Francesco Lotoro