La tutela delle Agunot

rdsIn una nota di protesta contro la legge in discussione al parlamento israeliano, sui mariti che si rifiutano di dare il ghet, il prof. Calimani, su Pagine Ebraiche ha scritto: “Non si capisce … per quale motivo a procedere contro i mariti renitenti debba essere un tribunale rabbinico israeliano piuttosto che uno locale, italiano o americano o altro”. Glielo spiego. I tribunali rabbinici della Diaspora e tra questi quelli italiani, non hanno alcuna possibilità di applicare sanzioni convincenti contro i renitenti. Non si convincono certamente se gli si impedisce la salita a sefer. In Israele invece possono anche essere detenuti. Si tratta di liberare le donne “ancorate” (‘agunot) ai loro mariti, senza possibilità di rifarsi un’esistenza, perché il marito si rifiuta di dare loro il divorzio. Se nella Diaspora non abbiamo strumenti efficaci, ben venga l’aiuto da Israele con una legge richiesta proprio dal rabbinato europeo. Altro che ingerenza. Con questa legge un ebreo renitente al ghet, cittadino non israeliano, in visita in Israele, potrà essere trattato come un israeliano renitente. È un difficile incastro di diritto internazionale, ma gli ultimi che dovrebbero protestare per questa legge sono tutti e tutte coloro che hanno sempre criticato i rabbini perché non tutelano le donne.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma