70 ragioni per celebrare Israele

rassegnaGrande attenzione sui quotidiani italiani per l’inaugurazione oggi dell’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme: il premier Benjamin Netanyahu ha ringraziato il presidente Trump per aver “fatto la storia” ed esortato i diplomatici presenti all’evento a “spostare le proprie ambasciate a Gerusalemme, perché avvicina la pace”. Per il consigliere per la Sicurezza nazionale americano John Bolton il trasferimento equivale a ”riconoscere la realtà”, e “riconoscere la realtà significa rafforzare le possibilità per la pace” (La Stampa). “La storia passa da Gerusalemme”, scrive il Giornale mentre secondo Fabio Nicolucci (Mattino) lo spostamento dell’ambasciata Usa costituisce una rottura che può cambiare gli equilibri in Medio Oriente. Un evento che coincide con l’anniversario della dichiarazione d’indipendenza d’Israele pronunciata da David Ben Gurion: sono passati 70 anni da allora, ricorda il filosofo francese Bernard-Henry Lévy che, in un editoriale a tutta pagina sul Corriere, spiega le ragioni per cui Israele è da celebrare: “Per fare una democrazia, occorre una cultura democratica? Cultura che di Israele i pionieri russi, o centro-europei, o tedeschi, o arabi non avevano. Eppure.. Miracolo israeliano. Prodigio di un legame sociale che poggiava sul nulla. Meraviglia di una lingua morta, reinventata e ravvivata. Nessuna democrazia, si dice ancora, resiste allo stato d’eccezione della guerra. Salvo Israele”. “Esiste – aggiunge Levy – un altro luogo del mondo in cui il famoso ‘diritto di criticare Israele’ sia esercitato meglio che in Israele? Esiste una Ong più accanita di ‘Breaking the Silence’ nel denunciare l’uso sproporzionato della forza? Una democrazia dove una minoranza ostile al principio guida del Paese – ‘il sionismo’ – goda di tutti i propri diritti civili?”.

Gerusalemme capitale. “Gerusalemme è la capitale di Israele, mi dispiace per la contrarietà di Italia e resto d’Europa”, il commento dello storico israeliano Benny Morris, rispetto alla scelta dell’Europa di non riconoscere Gerusalemme come capitale dello Stato d’Israele. Morris, intervistato dal Fatto, spiega tra le altre cose alla giornalista perché le manifestazioni palestinesi ai confini con Gaza di queste settimane non si possono dire pacifiche: “Ciò che sta avvenendo a Gaza non è una protesta di massa pacifica perché è manipolata da Hamas che vuole distruggere Israele. Si tratta di una vera provocazione per indurre l’esercito israeliano a reagire in modo violento e per guadagnare il consenso dell’opinione pubblica mondiale che ignora le vere dinamiche all’interno della Striscia e vede solo un lato della questione. Ma il vero colpevole è Hamas”.

Netta, MeToo e orgoglio israeliano. La Stampa e Corriere presentano il volto della vincitrice dell’Eurovision, Netta Barzilai, che con il suo Toy ha conquistato la giuria e fatto festeggiare Israele. “II suo è un testo sul girl power più che mai attuale in tempi di #metoo; – scrive il Corriere – un tema contemporaneo ma affrontato anche in modo leggero, accompagnato dalla chicken dance, la mossa del pollo per sottolineare che le donne non sono galline, mentre le parole si appoggiano su citazioni dell’immaginario collettivo, da Barbie a Pikachu, fino a Wonder Woman, la cui ultima rappresentazione aveva il volto di un’altra israeliana che ha conquistato il mondo, Gal Gadot”. “Netta, 25 anni, ha vinto con un inno alla libertà femminile, – scrive La Stampa – che demolisce lo stereotipo della donna oggetto, rivendica l’affermazione di sé, al di là dei cliché dominanti sulla donna, e ridicolizza quegli stupidi ragazzi che pensano di usare le donne come giocattoli, come bambole appunto, e sono stupidi come gli smartphone”.

L’ossessione di Khomeini. Cinzia Leone sul Corriere rappresenta in un graphic novel il significato della minaccia iraniana per Israele e la divisione dello schieramento internazionale rispetto al ruolo di Teheran in Siria. “La profezia nera di Khomeini”, il titolo del lavoro di Leone, che fa riferimento alle parole dell’ayatollah secondo cui “niente rimarrà dello Stato ebraico del 2040”.

Terroristi schedati colpiscono. L’assalitore con il coltello che sabato sera a Parigi ha ucciso una persone ferendone altre quattro, si chiamava Khamzat Azimov ed era nato in Cecenia il 1 novembre 1997. Azimov era stato naturalizzato francese nel 2010 ed era incensurato anche se schedato come a rischio radicalizzazione islamica (“S”) in quanto era in contatto con il marito di una donna partita per la Siria (Repubblica). E il terrorismo dell’Isis torna a colpire anche in Indonesia: “Una strage – racconta il Corriere – diversa nella storia del terrore: a eseguirla un’intera famiglia. II padre, la madre e quattro figli, alcuni minori, diventati attentatori suicidi in alcune chiese di Surabaya, in Indonesia. Tredici morti e una quarantina di feriti”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked