Setirot – È sempre Pesach

stefano jesurumCertamente alimentato dai social ebraici e dalle partigianerie intra-comunitarie che in alcuni di quei gruppi si scontrano sovente in maniera furibonda e dissennata, senza che qualcuno lo nomini la figura del rashà la fa da padrone. Nel senso che il figlio malvagio è per antonomasia l’altro, quello di una famiglia che non è la tua. “Voi”, “loro”, “quelli lì”, contrapposto a uno spesso non detto “noi”. Viene così, a me, da chiedere se la lettura che ogni anno facciamo della Haggadah la facciamo per rituale abitudine oppure per cercare ogni volta di imparare qualcosa di più. L’insegnamento primario, il più immediato, del rashà è, appunto, che dire “voi” è sbagliato e, aggiungo, pericoloso. Una lettura più approfondita ci spinge poi a meditare che il figliolo più che malvagio è critico, in qualche modo oppositivo. Ed è importante quindi fargli capire di essere parte di un gruppo in cui anche la domanda critica ha il suo posto. La domanda, il dubbio, l’opinione differente, pongono il popolo nella condizione di fermarsi e riflettere. Lo abbiamo scordato? Nell’ebraismo la domanda è centrale, tanto che se non ci sono domande le si deve stimolare. Così si legge durante il seder. Ce lo dovremmo ricordare, in particolare coloro che si avventano sulla tastiera come fosse un’ascia di guerra.

Stefano Jesurum, giornalista

(31 maggio 2018)