Usa, Europa, Medio Orienteil mondo nell’era Trump
Dopo il grande forum internazionale organizzato a Gerusalemme, a cui hanno partecipato oltre 2500 delegati, l’American Jewish Committee – ente ebraico americano impegnato a livello internazionale nella promozione dei diritti umani e dei valori democratici – arriva a Roma per una serie di incontri istituzionali con i vertici del mondo ebraico e non solo. Domani il presidente dell’AJC David Harris – che dal palco di Gerusalemme ha lanciato un appello di speranza e contro le divisioni interne al mondo ebraico e in Israele per fronteggiare nemici comuni come l’antisemitismo o la minaccia iraniana – sarà protagonista di una conferenza (ore 15.30) alla Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale. Harris parlerà di Stati Uniti, Europa e Medio Oriente nel secondo anno della presidenza Trump. A introdurre il suo intervento, il presidente dell’istituto, Franco Frattini.
Uno dei passaggi più importanti del Global Forum dell’AJC organizzato a Gerusalemme è stato l’intervento del cancelliere austriaco Sebastian Kurz definito “storico” da Harris. Davanti alla platea raccolta nella capitale israeliana, Kurz ha dichiarato che il suo Paese ci ha messo troppo tempo ad essere onesto riguardo al suo passato e la Shoah. “Ricordare significa anche ammettere la verità. All’epoca, molti austriaci sostenevano il sistema che ha ucciso oltre sei milioni di ebrei da tutta Europa e da altre parti del mondo. Tra questi, 60.000 concittadini ebrei austriaci solo in Austria- ha detto Kurz – Ci è voluto molto tempo perché l’Austria fosse onesta sul suo passato. Ci siamo resi conto che l’Austria non è stata solo una vittima, ma anche colpevole”. “L’Austria ha voltato lo sguardo troppo a lungo da un’altra parte – ha dichiarato Kurz – e ha adempiuto troppo tardi alle sue responsabilità storiche”.