In ascolto – Danny Elfman

Maria Teresa Milano“L’elemento che più mi lega all’appartenenza ebraica è la musica. Mi sono ritrovato immerso nelle radici musicali russe ed est europee, mi sono appassionato alla musica gipsy e ho scoperto che la differenza tra questa e il klezmer è davvero minima. Sento affinità con la Russia anche se non ci sono mai stato” ha dichiarato in un’intervista Danny Elfman, celebre compositore attivo dal 1982 che ha firmato circa 80 colonne sonore, molte per film con la regia di Tim Burton, come Batman, La fabbrica di cioccolato, La sposa cadavere ed Edward mani di forbice.
Danny nasce nel 1953 a Los Angeles in una famiglia di ebrei immigrati da Polonia e Russia. Mamma Blossom Bernstein è scrittrice e insegnante, papà Milton insegnante. Fin da piccolo dimostra un profondo interesse per il mondo del teatro e ancora ragazzo segue a Parigi il fratello Richard per fare esperienza con un gruppo musicale in allestimenti teatrali d’avanguardia e quando, dopo anni di gavetta e diverse altre collaborazioni, Richard gira il suo primo film, Forbidden Zone, Danny compone la sua prima colonna sonora. La sua scrittura risente di molte influenze: la musica popolare russa, la musica da film alla Nino Rota e quella dei grandi autori del ‘900 europeo come Bela Bartok, Maurice Ravel, Eric Satie.
“Sono fortunato, ho il dono della musica. Non ho mai preso lezioni e la mia prima performance pubblica è stata quando ho cantato per il mio bar mitzvah. Non ho toccato uno strumento fino a 18 anni, pensavo davvero di aver perso la mia occasione”.
In realtà il ragazzino solo, che si sente un outsider, ha la pelle troppo chiara e i capelli rossi, l’Albino Boy (come lo chiamavano i coetanei) che frequenta la scuola ebraica ma ha “pochi amici ebrei”, cresce circondato da musicisti professionisti e da questi impara aldilà di ogni possibile previsione.
La sua carriera inizia come street performer, poi passa a band più stabili e infine si dedica alla sua grande passione: comporre. Sono i film horror ad attrarlo maggiormente, ma è il circo a sottoporlo alla prova più complessa. La collaborazione con il Cirque du Soleil costituisce un punto di svolta importante, un nuovo stimolo alla sua creatività. “Ci sono stati momenti in cui ho pensato che fosse impossibile, che fosse un’idea completamente sbagliata, ma poi andavo alle loro prove e ogni volta venivo trascinato dalla loro energia, dal loro cuore, dal loro profondo impegno e tornavo a casa ispirato”.
Oggi Danny è un uomo di successo, come dimostrano anche i tanti premi e riconoscimenti, ma in qualche modo riesce sempre a prendere le distanze da elogi che gli paiono eccessivi dicendo che la modestia è uno dei valori ebraici in cui crede di più.
Consiglio d’ascolto

Maria Teresa Milano

(21 giugno 2018)