Prudenti ma non complici

Tobia ZeviPiù volte mi è capitato di spiegare come, a mio avviso, sia sbagliato fare paragoni storici tout court. Tanto più quando uno dei due termini è la Shoah. Dunque sconsiglio fortemente l’uso della parola “Lager” (la ha adoperata il papa la settimana scorsa) e ritengo scorretto affermare che Matteo Salvini sia un nazista o un fascista (di questa mattina un murales su un muro di Milano che lo raffigura in divisa da SS). Tutto ciò non ci impedisce, invece, di compiere operazioni intellettualmente un po’ più utili e stimolanti: cogliere sfumature e analogie nella creazione del consenso, nel progressivo scadere di diritti fino a ieri ritenuti fondamentali, nella crescita di paure e pulsioni popolari incontrollabili.
In questi giorni moltissimi hanno citato e postato la celeberrima poesia di Martin Niemoeller (“Prima vennero a prendere…”), spesso attribuita erroneamente a Bertold Brecht. Pochi però, credo, conoscono la storia gloriosa di questo pastore protestante, nato in Germania nel 1892 e morto nel 1984. Fu comandante di sottomarino nella Prima Guerra mondiale e decorato per meriti sul campo, e inizialmente appoggiò il nazismo. Già dal 1934, tuttavia, si rese conto della sua deriva totalitaria e ne divenne oppositore, fino a essere arrestato nel 1937 e attraversare vari campi di concentramento e sterminio da lì alla fine della Guerra. Liberato nel 1945, si dedicò alla riconciliazione del popolo tedesco nel Dopoguerra, una storia che meriterebbe approfondimenti.
La sua vicenda mi ricorda un libro eccezionale che lessi anni fa: “Io no” di Joachim Fest, decano del giornalismo tedesco nel Dopoguerra e uomo di tendenze conservatrici. Vi si racconta la biografia del padre, un preside di scuola che senza particolare eroismi e privo di ideologie politiche si oppose al nazismo: come borghese, come uomo di fede, come monarchico. Perse soldi e posizione, ma non fu perseguitato fisicamente e non rinunciò alle sue convinzioni. La dimostrazione che esiste un’alternativa tra eroismo e conformismo, la strada che ogni persona dovrebbe in effetti percorrere – come minimo – di fronte alla nascita di regimi e ingiustizie. In parte, questo discorso si collega a quello dei Giusti, me è innegabile che in questi ultimi la dimensione eroica – mettere a rischio la propria vita per salvarne un’altra! – sia decisamente prevalente e, in questo senso, difficilmente replicabile su vasta scala.
Si può, insomma, essere prudenti ma non essere complici. E questo mi pare un argomento molto attuale, forse sempre attuale: pensiamoci, in queste ore, quando ci lasciamo andare a un commento, o a un post, o magari a un insulto gratuito. La dignità di una società parte innanzitutto dai comportamenti e dalle espressioni dei singoli.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas Twitter @tobiazevi