Ticketless – Poledrelli siamo noi

alberto cavaglion“Dunque, come dicevo, quella mattina mi era venuta la bella idea di passarla in biblioteca. Senonché avevo avuto appena il tempo di sedermi a un tavolo della sala di consultazione e di tirar fuori quanto mi occorreva, che uno degli inservienti, tale Poledrelli, un tipo sui sessant’anni, grosso, gioviale, celebre mangiatore di pastasciutta e incapace di mettere insieme due parole che non fossero in dialetto, mi si era avvicinato per intimarmi d’andarmene, e subito. Tutto impettito, facendo rientrare il pancione e riuscendo persino a esprimersi in lingua, l’ottimo Poledrelli aveva spiegato a voce alta, ufficiale, come il signor direttore avesse dato in proposito ordini tassativi: ragione per cui – aveva ripetuto – facessi senz’altro il piacere di alzarmi e di sgomberare”.
Il destino ha voluto che Poledrelli, il personaggio del Giardino dei Finzi Contini, facesse capolino nelle scuole superiori il giorno della prima prova dell’Esame di Stato e nelle ore in cui “ordini tassativi” intimavano “a voce alta, ufficiale” censimenti in nome dell’appartenenza etnica (“Facciano senz’altro il piacere di alzarsi e di sgomberare”). Straordinaria qualità profetica di uno scrittore come Bassani, che ha surclassato gli storici nel “raccontare” l’antisemitismo fascista. Nel Giardino Poledrelli è una figura-chiave: si mescolano in lui cinismo, ipocrisia, senso di inferiorità che si traduce in bisogno di sentirsi autorevole, “impettito” esecutore di ordini. Poledrelli non è razzista. Non sono nemmeno sicuro, che lo siano i suoi nipotini oggi al governo. Bassani non ce lo dice, ma cinque anni dopo aver cacciato lo studente dalla sala lettura, non è detto che Poledrelli sarebbe diventato un delatore. Bassani ci guida con sapienza nei meandri di un’enigma di lunga durata: il carattere sempiterno dell’Italiano. Poledrelli siamo noi.

Alberto Cavaglion