Oltremare – Tempi
Oggi sul treno c’era un signore sulla quarantacinquina che a guardarlo un attimo di più del solito quarto di secondo che dedico ai colleghi pendolari, era tutto un mondo. Camicia di jeans non stirata, ma tesa addosso perchè magrolino non era, anzi. Pancia da birra, ma sicuramente non un inglese o un tedesco: siamo su un treno israeliano, ricordo a me stessa. Calvo ma non proprio calvo, di quelli che tengono i capelli rasati vicino allo zero, e con il pizzetto brizzolato. Davanti a lui sul tavolino un quaderno A4 con fogli color beige e la spirale, su cui scrive in ebraico con una stilografica che potrebbe essere una Mont Blanc a vederla da qui, tratto spesso e tondo sulla carta. Oltre al quaderno tiene un tablet su cui guarda qualcosa e poi continua a scrivere velocemente ma senza fretta.
Sul sedile accanto ha posato una valigetta marrone scuro di pelle spessa con le zip grosse color bronzo, un borsello grigio scuro che scendendo veste a tracolla, e una borraccia per l’acqua con in cima il bicchiere in metallo. Salvo il tablet, tutti gli oggetti che usa e che porta con sé sono degli anni ’50, o repliche molto fedeli.
Perciò ho deciso che il viaggio nel tempo esiste, e che questo signore è arrivato sul mio treno del mattino direttamente dal 1954. Le note che ha preso con la precisione e l’agio di chi usa da sempre la penna stilografica sono informazioni con le quali intende cambiare il mondo al suo rientro nell’anno 1954 e il tablet lo ha sottratto a uno dei tanti pendolari sbadati che girano per i treni con lo zaino aperto, per studiarlo.
Solo che scende inopinatamente a Rishon Le-Zion e qualcosa andrá storto e non riuscirá a ritornare nel passato e a cambiare in meglio il suo futuro e nostro presente. E ciò è francamente seccante.
Daniela Fubini
(2 luglio 2018)