La mozione all’esame del Senato
“Diritti umani, tutela istituzionale”

Diciannovesima seduta del Senato, nel pomeriggio, interamente dedicata all’approfondimento di una mozione che prevede l’istituzione di una commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani. Con prima firmataria Emma Bonino, l’iniziativa ha tra i suoi proponenti anche la senatrice a vita Liliana Segre, l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, l’ex presidente del Senato Pietro Grasso e il ministro Danilo Toninelli e si sviluppa a partire dal concetto che la tutela dei diritti umani “rappresenta uno degli elementi fondanti dell’ordinamento nazionale, configurandosi altresì quale patrimonio comune della comunità internazionale e dell’umanità nel suo insieme”.
Tra i compiti della commissione studio, osservazione e presa di contatto con istituzioni di altri paesi e con organismi internazionali, se necessario anche allo scopo di stabilire intese “per la promozione dei diritti umani o per favorire altre forme di collaborazione”.
Un impegno che nasce anche dall’elaborazione dei crimini del nazifascismo e dalle strade intraprese nel solco di questa drammatica consapevolezza già dall’immediato dopoguerra. A partire dalla conclusione del secondo conflitto mondiale, si ricorda infatti nel testo che andrà in discussione a Palazzo Madama, “gli Stati democratici hanno elaborato complessi sistemi istituzionali di tutela e promozione dei diritti, contribuendo a diffondere progressivamente la cultura e la consapevolezza necessarie al loro sviluppo nella complessa società contemporanea, che presenta continuamente nuove sfide sul piano della dignità della persona”.
Sul piano internazionale ed europeo, viene spiegato, i documenti e le convenzioni sottoscritti dall’Italia sono innumerevoli. “Su tutti, per quanto concerne gli strumenti giuridicamente non vincolanti, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, rispetto alla quale molte clausole sono divenute negli anni obbligatorie per gli Stati in quanto diritto internazionale consuetudinario”. Veri e propri strumenti vincolanti sono invece “la Convenzione sul genocidio del 1948, la Convenzione europea sui diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1950, la Convenzione sui rifugiati del 1951, i due Patti delle Nazioni Unite del 1966 (sui diritti civili e politici e sui diritti economici, sociali e culturali), la Convenzione contro la tortura del 1984”.
Anche sul piano europeo, viene aggiunto, è possibile rintracciare due strumenti vincolanti per gli Stati: la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, “sul rispetto della quale vigila la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo”, e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea che, ai sensi dell’articolo 6 del Trattato sull’Unione europea, “ha il medesimo valore giuridico dei trattati fondativi”.
Ad essere riportato è anche l’articolo 2 della Costituzione, che recita: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
In questo senso, sottolineano i firmatari, il Senato ha “da sempre mostrato particolare sensibilità e attenzione” sul tema, anche attraverso la costituzione di Comitati e Commissioni specifiche.
Nelle ultime due legislature, viene segnalato, il Senato “ha avvertito l’esigenza di proseguire il lavoro delle Commissioni per i diritti umani, anche sulla base dei due cicli di revisione periodica universale (UPR) disposti dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu che hanno fotografato la situazione del nostro Paese nel 2010 e nel 2017”. Particolare preoccupazione al riguardo, si legge, “desta la moltiplicazione esponenziale delle raccomandazioni pervenute all’Italia nel corso dell’UPR 2017, passate da 92 a 187”. Seppure “possa essere interpretato quale segnale incoraggiante” l’attenzione della comunità internazionale verso un sempre maggior numero di aspetti sul piano della tutela dei diritti umani, si legge nella mozione, “è evidente come il nostro Paese non sia considerato pienamente rispondente a tale necessità”.
Da qui la necessità che venga costituito “un organismo permanente, con l’obiettivo di mantenere elevato il monitoraggio e l’attività di indirizzo sui temi della promozione e della tutela dei diritti fondamentali della persona”.

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(10 luglio 2018)