consapevolezza…
Il “Churban ha-Bayit”, la distruzione del Santuario, per la gravità dell’evento in sé e per il ruolo determinante che l’evento ha assunto nella storia e nel pensiero ebraico, trova nelle parole dei Maestri una serie di cause legate alle più gravi colpe commesse dal popolo d’Israele. Un insegnamento del Talmud (Talmud B. Sotà 35 a) ci rimanda alla più lontana causa dei mali del popolo, identificando il 9 di Av, il giorno in cui avvenne la distruzione del primo e del secondo Santuario e in seguito altri tragici eventi, con la data in cui si compie l’esito disastroso della missione degli esploratori inviati da Mosè a perlustrare la terra promessa: la Torah narra che i figli d’Israele si lamentarono disperati per tutta una notte, ascoltando lo sconfortante resoconto della missione che rinnegava di fatto tutte le promesse del Signore; secondo il midrash, quel pianto ingiustificato si sarebbe riversato nel tempo in un triste susseguirsi di eventi, nella stessa data del 9 di Av, per i quali purtroppo non sarebbe mancato motivo di vero sconforto.
Un altro insegnamento del Talmud (Talmud B. Nedarim 81 a) ci dice invece che fra le cause della distruzione del Santuario ci fu il fatto che i figli d’Israele non pronunciavano le Berakhot che devono precedere la lettura e lo studio della Torah, in altre parole non esprimevano riconoscenza a D.O per il dono più grande.
Se queste sono state cause di distruzione e sciagure – il pianto cui si è dato sfogo senza motivo e le parole di ringraziamento che sono invece mancate – dobbiamo pensare che per avvicinare il tempo della ricostruzione sia necessario sapere riconoscere per che cosa veramente convenga dispiacersi – con noi stessi – e per che cosa occorra essere riconoscenti – all’Eterno.
Giuseppe Momigliano, rabbino
(18 luglio 2018)