…interrogativi
La visita di questi giorni di Viktor Orban in Israele ricambia il viaggio di Netanyahu a Budapest dell’anno scorso, è assai controversa ed in Israele molte sono le voci che si sono levate in merito. La cosa non stupisce vista l’Ungheria di oggi, dove, è notizia di questi giorni, l’Associazione Nazionale Scout si permette persino di rifiutare la partecipazione di bambini rom della scuola Dr Ámbédkar di Sajókaza, nata per permettere l’inclusione sociale dei bambini poveri e disagiati. Una discriminazione in pieno stampo razziale, che è solo un ultimo segno del degrado politico e sociale che attraversa da ormai un decennio quel Paese. Va detto, però, che almeno a guardare quello che si trova sui social network, la sensibilità verso il destino dei popoli rom e sinti, non sembra essere molto sviluppata. Si leggono talvolta commenti stracolmi di stereotipi. Al di là del riferimento al concetto di razza ormai smentito dalla storia e dalla scienza, il razzismo si definisce per due caratteristiche: fissazione e generalizzazione. È razzista chi immagina delle caratteristiche culturali da cui sarebbe impossibile emanciparsi, in quanto definiscono un popolo od un’etnia, e chi compie generalizzazioni del tipo un rom ruba, per cui sono tutti ladri. È il momento di chiedersi: come ebrei italiani non dovremmo sempre opporci con decisione a queste fissazioni e generalizzazioni?
Davide Assael, ricercatore