Qui Trieste – Redazione Aperta
“Miramare, un anno di lavoro
tanti progetti sui binari”

Andreina ContessaUn anno di intenso di lavoro, tanti progetti avviati e altrettanti in cantiere, diretti a valorizzare uno dei patrimoni nazionali: il complesso di Miramare alle porte di Trieste. A fare il punto della situazione con la redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in occasione della decima edizione del laboratorio giornalistico UCEI Redazione Aperta, il direttore del Museo Storico e Parco del Castello di Miramare Andreina Contessa. “Ci siamo visti qui un anno fa e molte cose sono cambiate: allora ero praticamente sola mentre adesso ho al mio fianco nuovo personale, tra amministrativi, architetti e storici dell’arte”, spiega Contessa, sottolineando come ci sia stato un vero e proprio cambio nella fisionomia degli organici da quando è iniziato il suo lavoro che ha toccato diversi aspetti del complesso del Castello di Miramare, di cui fanno parte il museo, il parco e la riserva naturale marina. Un impegno a cui Contessa è arrivata dopo l’esperienza a Gerusalemme: qui ha ripensato e rilanciato il Museo di Arte Ebraica Italiana U. Nahon. Storica e profonda conoscitrice della cultura ebraica italiana nonché autrice del libro Mantova e Gerusalemme. Arte e cultura ebraica nella città dei Gonzaga, edito da Giuntina, con l’arrivo a Trieste ha accolto una nuova sfida. “Miramare non è solo un museo, non è solo un parco botanico e un parco marino. – aveva spiegato – È anche un laboratorio, un luogo di studio, di ricerca, di formazione, di didattica. È anche un luogo dove la ricerca scientifica è di casa. E da questo punto di vista la mia esperienza a Gerusalemme spero possa essere utile per ricomporre un grande progetto che restituisca forza a tutte le sue potenzialità”.
Sul parco, tra le mete più apprezzate dai turisti, è stato fatto un ingente investimento per mettere in sicurezza gli alberi con un’importante collaborazione con il corpo forestale locale nonché la rinascita dei vivai, progetto inserito nel quadro più ampio di collaborazione triennale sottoscritto dal Museo con la Regione Friuli Venezia Giulia per la manutenzione e riqualificazione ambientale e paesaggistica del luogo. “Grazie al Rotary e alla Fondazione Casali di recente abbiamo inoltre restaurato lo Scalone dell’amazzone” racconta Contessa, spiegando quanto sia fondamentale il lavoro di sinergia con le altre istituzioni, pubbliche e e52f7b9ed52b1ef114a61cbb01d2a93fprivate, per dare lustro a Miramare. E in questo progetto di rilancio non poteva che avere un ruolo di primo piano l’arte: la mostra “Massimiliano e Manet. Un incontro multimediale” inaugurata nel maggio scorso sarà aperta al pubblico fino al gennaio 2018 e permette di scoprire l’intreccio tra la figura di Massimiliano d’Asburgo, che volle la costruzione del castello e del parco di Miramare, e il grande pittore francese. “È un percorso immersivo che rappresenta un modo nuovo di raccontare sia la storia di Massimiliano sia del famoso quadro di Manet che ne ritrae la fucilazione”, spiega Contessa, curatrice della mostra assieme a Rossella Fabiani. Allestita negli spazi delle Scuderie del Castello, l’esposizione trasporta il visitatore all’interno della storia di Massimiliano d’Asburgo, dentro i luoghi che l’hanno scandita, da Miramare al Messico a Parigi, grazie a una dimensione immersiva di suoni, proiezioni e ambienti ricreati. Ad accompagnare il visitatore nel flashback virtuale, una narrazione teatrale ideata dallo sceneggiatore Alessandro Sisti e recitata da Lorenzo Acquaviva, che nei panni di Massimiliano fa rivivere le emozioni e le contraddizioni di questa trama, raccontando in prima persona le preoccupazioni dell’imperatore, il suo amore per Carlotta e per Trieste, il suo impegno per il Messico e i suoi tentativi di un governo illuminato. “Manet non conobbe mai Massimiliano – spiega la direttrice di Miramare – ma quando l’artista seppe della morte dell’arciduca-imperatore decise di dipingerne la tragedia (fu sostenuto e poi abbandonato al suo destino in Messico dall’imperatore Napoleone III). Ne fece diverse versioni, accumulando giornali e notizie rispetto all’evento: inizialmente vestì in abiti borghesi i soldati preposti alla fucilazione per poi e utilizzare delle divise francesi, simbolo della sua critica a Napoleone III”.

La mostra racconta, attraverso la multimedialiltà, questa vicenda che intreccia storia, arte e politica e che è profondamente legata al luogo che la ospita, sempre più integrato nel panorama culturale locale. “Stiamo collaborando con diverse realtà, tra cui anche il WWF e abbiamo in progetto diversi eventi anche per il 2020 quando Trieste sarà capitale internazionale della Scienza”.