Sostituzione etnica
Nel 2001, la Divisione per la Popolazione del Dipartimento Economico e Sociale della segreteria dell’ONU diffuse uno studio dal significativo titolo di “Replacement Migration” (Migrazione di rimpiazzo) cui seguiva l’interrogativo: “È una soluzione per le popolazioni invecchiate e in declino?”
Le aree a bassa fertilità sarebbero costituite da Corea, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Russia, Unione Europea e USA. Certo, l’invecchiamento della popolazione è una crisi in sé, laddove potesse mettere a repentaglio la struttura e le funzioni degli Stati, ostacolando o rendendo comunque arduo l’assolvimento dei propri compiti, compresi quelli previdenziali.
Nel nostro Paese, l’art. 3, comma 4, del T.U. 286/1998 sulla disciplina dell’immigrazione e condizione dello straniero prevede che, con uno o più decreti del Presidente del Consiglio, siano definite annualmente, sulla base dei criteri e indicazioni del documento programmatico, le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato, per lavoro subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale, e per lavoro autonomo, tenuto conto dei ricongiungimenti familiari e delle misure di protezione temporanea eventualmente. Ossia, l’Italia ha lo strumento per organizzare l’immigrazione extra europea. In realtà, in virtù della direttiva UE 38/2004 e della disciplina d’attuazione, ha anche gli strumenti per disciplinare l’immigrazione UE che non corrisponda ai parametri di auto sufficienza ivi stabiliti.
Quanto al citato documento dell’ONU, esso conclude menzionando anche delle controindicazioni delle migrazioni (impoverimento dell’area d’origine, accresciute tensioni in quelle d’arrivo). Sennonché, tralascia di considerare che l’immissione di un popolo laddove ne sia un altro, comporta dei problemi delicati, specie ove la si proponga come strumento per la sopravvivenza del popolo immesso.
A noi interessa, però, mettere in luce che, per ora, sembrerebbe che l’unica fonte che propone (o quanto meno, esamina), la c.d. sostituzione etnica siano le Nazioni Unite. Spiace, perché darebbe molta più soddisfazione l’ordine: “round up the usual suspects” impartito dal buon Claude Rains nelle vesti del Capitano Luis Renault. Tutto, però, non si può avere.
Emanuele Calò, giurista
(31 luglio 2018)