Nel Golan, l’impronta di Mosca
sul futuro del Medio Oriente

rassegnaLa Russia appare sempre più in controllo degli equilibri del Medio Oriente. Dopo settimane di trattative, l’inviato speciale del Cremlino per il Medio Oriente Alexander Lavrentiev ha annunciato l’intesa con l’Iran per l’allontanamento delle sue milizie dal confine con Israele, che però ha sempre chiesto il totale ritiro dalla Siria dell’Iran. “La presenza di forze iraniane in Siria è legittima — ha affermato Lavrentiev – ma noi abbiamo chiesto se era necessaria vicino al confine con Israele e loro hanno risposto di no”. “Un modo diplomatico per dire che si erano ritirate a ’85 chilometri’ – spiega Giordano Stabile su La Stampa – dalla frontiera. Era quello che Netanyahu aveva chiesto a Putin lo scorso 9 maggio”. Nelle scorse ore è emerso anche un altro aspetto, ovvero il dispiegamento della polizia militare russa lungo la fascia demilitarizzata nel Golan, in otto punti di osservazione. Un dispiegamento temporaneo, affermano da Mosca, che servirà a far tornare i caschi blu dell’Onu cacciati nel 2014 durante la guerra civile siriana. “In questo modo – scrive Stabile – la Russia ha disinnescato uno dei punti più caldi del Medio Oriente, dove oltretutto restano attive alcune cellule dell’Isis, e si appresta a dettare l’agenda futura della Siria”. Cellule dell’Isis colpite da Israele la scorsa notte: sette miliziani di Daesh, come riporta Repubblica, sono infatti stati uccisi mentre “si trovavano a 200 metri dalla barriera di confine con la zona sotto il controllo di Gerusalemme”.

Il pasticcio al Senato sul convegno per Vittorio Foa. “Nel prossimo ottobre, in occasione del decennale della morte di Vittorio Foa, il Senato aveva in programma una giornata di studio a lui dedicata. Poi un funzionario ha fatto sapere che il Senato non ha interesse. Si vede che per il Senato Vittorio Foa è un intruso”, scriveva il 22 luglio scorso lo storico David Bidussa sul Portale moked.it, denunciando questa marcia indietro da parte della Biblioteca del Senato rispetto a un convegno dedicato a Foa, uno dei padri fondatori della Repubblica. Ora sembra che tutto sia tornato al suo posto, come raccontava ieri Repubblica, parlando di imbarazzi, scuse e minimizzazioni provenienti da Palazzo Madama e sintetizzando la questione definendola un “brutto pasticciaccio politico-burocratico”.

Le scuse irricevibili di Corbyn. Sempre più profonda la spaccatura tra i leader laburista Jeremy Corbyn e il mondo ebraico. Dopo il suo tentativo di scusarsi per aver sottovalutato le tendenze antisemite all’interno del partito laburista, sono emersi nuovi fatti che, scrive il Corriere, “indicano come non siano finiti i suoi problemi, tra le accuse di antisemitismo, e il rischio addirittura di una fuoriuscita di parlamentari laburisti di religione ebraica. Si è infatti scoperto che otto anni fa Corbyn a una manifestazione davanti all’ambasciata londinese dello Stato ebraico paragonò la situazione di Gaza all’assedio nazista di Stalingrado durante la seconda guerra mondiale”.

Israele e la legge che fa discutere. Continua il confronto in Israele sulla Legge fondamentale sull’identità ebraica approvata di recente dalla Knesset. A chiederne una revisione è stato anche il Presidente Reuven Rivlin mentre dal mondo della cultura si sono levate voci aspramente critiche del provvedimento. Tra queste, quella dello scrittore David Grossman di cui Repubblica ospita oggi un editoriale. Secondo Grossman, “il potenziale di divisione e di distruzione contenuto nella legge che proclama Israele stato-nazione del popolo ebraico salta talmente all’occhio che l’ostinazione del Primo ministro a non introdurre nessun emendamento alla suddetta legge risveglia il sospetto che vi sia un’intenzione nascosta: quella di voler mantenere aperta la ferita dei rapporti tra Stato e minoranza araba. Una ferita infiammata e minacciosa”.

Bologna, 2 agosto 1980. Sul Corriere si ricostruiscono i fatti legati alla strage di Piazza Fontana. “Zone d’ombra, come dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ci sono e sono tante. – scrive il Corriere – A cominciare, e finire, poiché illuminandola si chiuderebbe il cerchio, da quella che copre i mandanti della strage. A trentotto anni dalla bomba che uccise 85 persone, ne ferì 20o e calò la saracinesca sul decennio della ‘strategia della tensione’ avviato con la strage di piazza Fontana, non sappiamo chi e perché ordinò quella carneficina”.

Daniel Reichel
twitter @dreichelmoked