…razzisti

Fanno ieri ottant’anni esatti dall’uscita del primo numero de La difesa della razza, rivista a cadenza quindicinale, diretta da Telesio Interlandi, che uscì dal 1938 fino al 1943. A partire dal 20 settembre 1938 fu segretario di redazione della rivista Giorgio Almirante, a cui mancò poco che, recentemente, il Comune di Roma dedicasse una strada. La rivista, che ebbe inizialmente una vastissima tiratura, oltre centomila copie, rappresentò il principale veicolo dell’antisemitismo nell’Italia di quegli anni.
Sono passati ottant’anni e il razzismo rialza la testa, con altri obiettivi, per ora, che gli ebrei, ma non bisogna illudersi di starne fuori, e nemmeno sarebbe giusto farlo. La parola “razza” è ancora comunemente diffusa, anzi assiste ad una sorta di revival, nonostante la scienza e le sue scoperte, che ci parlano di genoma e che ci spiegano l’inesistenza delle razze. La verità è che essere razzisti piace a molti, a troppi: vuol dire poter scaricare su altri, dal diverso colore della pelle o da non so quale congenita diversità le proprie frustrazioni, la propria ignoranza, la propria cattiveria. Come scriveva nel 1938 il Manifesto della razza: È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. E mi sembra proprio che lo stiano facendo.

Anna Foa, storica