Il secolo di Bruno Segre
L’opposizione al nazifascismo, l’impegno culturale, la lotta per l’affermazione dei diritti fondamentali. Martedì prossimo l’avvocato Bruno Segre compirà cento anni. Un secolo di vita che, nella sua Torino, sarà celebrato da una intera settimane di iniziative in suo onore organizzate dal Centro studi Piero Gobetti .
Ultimo allievo di Luigi Einaudi, Segre si laurea nel 1940 con una tesi dedicata a Benjamin Costant. In regime di Leggi razziste gli è però preclusa la carriera di avvocato cui ambisce. Arrestato per disfattismo politico nel 1942, trascorre oltre due mesi in carcere, mentre suo padre viene internato in Abruzzo. Dal 1943 comincia un’esistenza clandestina con la propria famiglia nel cuneese tra Busca, Caraglio e Dronero.
Nel settembre 1944, a Torino, Segre tenta di sfuggire all’arresto da parte della Guardia Nazionale Repubblicana. Ne nasce una sparatoria dalla quale si salva grazie al portasigarette di metallo che portava nella giacca, che ferma la corsa il proiettile. Viene tuttavia catturato e rinchiuso nella caserma di via Asti e poi trasferito nelle carceri giudiziarie Le Nuove, da dove riesce a uscire qualche tempo dopo corrompendo un funzionario. Nell’estate del 1946 scriverà un memoriale dedicato a questa drammatica esperienza, Quelli di via Asti, che pubblicherà però solo nel 2013.
A Segre, che nel 2017 ha festeggiato 70 anni dalla sua iscrizione all’Albo degli Avvocati di Torino, la presidente dell’Unione dell Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha rivolto i più sentiti auguri per “una lunga vita, segnata dalla partecipazione attiva ad alcuni momenti fondamentali di storia italiana ed europea”.
Impegno antifascista, strenua difesa dei diritti civili, un contributo costante e stimolante al dibattito pubblico. “Solidi principi – riflette – per una vita sempre in prima linea”.
“Nel suo studio di avvocato nel centro storico di Torino le stanze e l’ufficio di Bruno Segre traboccano di faldoni, raccolte di riviste, libri, oggetti di arredamento, targhe e riconoscimenti appesi alle pareti. Testimonianze di una vita intensa, scandita da passione politica, coinvolgimento civile e impegno culturale” scriveva Donatella Sasso, tratteggiando la sua figura su Pagine Ebraiche.
(2 settembre 2018)