Ebrei nella Grande Guerra, tra identità e cittadinanza
Una mostra sulla cittadinanza più che sulla guerra. Un invito a riflettere su questo concetto, su quello di identità e d’integrazione. Così il direttore del Centro di Documentazione Ebraica Gadi Luzzatto Voghera descrive la mostra itinerante 1915-1918. Ebrei per l’Italia che dal 6 settembre – dopo diverse tappe in altre città italiane – apre al Memoriale della Shoah di Milano. “Non è un caso se abbiamo deciso di concludere a Milano la mostra – ha spiegato nelle scorse ore Luzzatto Voghera, curatore dell’esposizione assieme a Daniela Scala – non solo perché è la città sede del Cdec ma anche perché il Memoriale rappresenta uno spazio di condivisione dei progetti futuri”. All’interno del Memoriale infatti verrà spostata la sede del Cdec, una volta terminati i lavori. “Siamo in attesa di formalizzare con il Mibact alcuni punti legati ad un finanziamento già approvato – spiega Roberto Jarach, presidente del Memoriale – Entro il 2019 in ogni caso contiamo di finire i lavori. Per noi il ruolo del Cdec è fondamentale perché andrà a rappresentare la parte viva di studio ed elaborazione all’interno del Memoriale, andando ad affiancare quella visiva”. E la mostra sul ruolo degli ebrei nella Grande Guerra rappresenta una sintesi di questa collaborazione che sarà sempre più stretta.
Ideata da Paola Mortara e Annalisa Bemporad, l’esposizione – ora arricchita da un catalogo a stampa – intende portare l’attenzione sulle principali dinamiche del coinvolgimento degli ebrei italiani nella Grande Guerra proponendo un percorso fondato in gran parte sul patrimonio fotografico conservato presso l’archivio della Fondazione CDEC di Milano. Un patrimonio che continua ad arricchirsi, spiega Daniela Scala, mostrando una stazione multimediale posta al centro della mostra e in cui è possibile ricercare nomi, storie, fotografie e lettere di ebrei che parteciparono al conflitto.
Il percorso espositivo si articola in 29 pannelli e 10 totem che raccontano i diversi momenti dell’impegno ebraico per il Primo conflitto mondiale e il dibattito interno che ne nacque. “L’adesione alla Grande Guerra fu per gli ebrei il momento apicale della propria adesione all’identità nazionale: siamo cittadini italiani come tutti gli altri, era la loro rivendicazione – sottolinea il direttore del Cdec – Una partecipazione arrivata fino al concetto estremo di guerra”. Un sentimento profondo di cittadinanza poi tradito dal fascismo e dalle Leggi razziste del 1938 che colpì tutti gli ebrei. “Tra le vittime della Shoah abbiamo contato al momento 241 persone che combatterono per l’Italia nel 15-18”, afferma Scala, spiegando che i numeri vengono continuamente aggiornati grazie all’aiuto e alla collaborazioni di privati che portano alla luce le proprie storie famigliari. Tra coloro che l’Italia tradì c’era anche Alberto Segre, padre della senatrice a vita Liliana Segre e uno dei “ragazzi del ’99”, la cui storia è raccontata in un pannello dedicato alle vicende di Milano, novità rispetto alle precedenti edizioni della mostra.