“Un anno di unità e impegno
nel segno dei valori ebraici”

rosh-ha-shana-luzzatiSiamo giunti all’anno 5779. La Festa di Rosh Hashanà è sempre vissuta con grande attesa, sia per il suo significato ideale-religioso, sia per le modalità che ne caratterizzano i preparativi e la celebrazione. Ricette tramandate di generazione in generazione, cibi con simbologia speciale, grano che decora le nostre tavole, abiti bianchi, machzorim antichi che attendono di essere una volta ancora presi e con sacralità trasportati e riletti.
Il suo carico maggiore in questi giorni che ci porteranno fino a Kippur è il bilancio di quello che abbiamo realizzato o mancato, di quello che abbiamo imparato o perso. Un bilancio che ciascuno di noi compie a livello personale e anche come ente, riflettendo su quanto si è realizzato in coerenza rispetto agli obiettivi istituzionali e con equità rispetto al bisogno di supporto e assistenza espresso o inespresso delle comunità e dei nostri correligionari.
Per l’Unione è stato un anno che ci ha visti riuniti per fare fronte ad una emergenza e significativo calo nelle risorse disponibili. Una sfida di riorganizzazione, razionalizzazione che ci ha anche imposto una severa riflessione sulle priorità per l’agire istituzionale. Tutto quel che è stato passato in rassegna è apparso fondamentale, utile e necessario per preservare e per fare crescere l’ebraismo italiano con la sua millenaria tradizione. Importante svolgere l’attività di rappresentanza istituzionale ed esprimere la voce ebraica rispetto alle emergenze di attualità; importante ed essenziale svolgere servizi in ambito comunitario per le famiglie e i nostri giovani; importante e faticoso realizzare attività che sono rivolte anche verso le collettività esterne, donando il nostro sapere e saper fare, condividendo la nostra cultura e i valori religiosi e sociali che ne sono a fondamento. Abbiamo quindi varato un piano di riorganizzazione cercando soluzioni che consentano di proseguire con un criterio di sostenibilità. Non è facile ma sono convinta che con un lavoro che vede la massima partecipazione e impegno di tutti – giunta, consiglieri, direttori, dipendenti e consulenti – riusciremo a superare questa fase. Non si risolvono problemi strutturali e demografici con un semplice piano aziendale, ma certamente si possono e si devono rafforzare le attività che raggiungono il singolo facendolo sentire parte di una comunità ebraica e le comunità affinché possano – tutte e ciascuna con le sue caratteristiche – sentirsi parte di un insieme che proprio da questa unità trae la sua forza.
Nel nostro calendario il conteggio degli anni parte dalla creazione del mondo – quindi dall’esistenza fisica del creato, culminata con la creazione dell’uomo. Anni riferiti all’avvio della vita e i cicli della natura nella quale si inseriscono i nostri ritmi. Anni, decenni, secoli sui quali in questo giorno riflettiamo per capire dove ci collochiamo rispetto alla Storia.
Il conteggio dei mesi, l’ordine biblico, è riferito all’uscita dall’Egitto, con la liberazione dalla schiavitù. Quindi riferiti alla nostra creazione ed esistenza come popolo – momento dell’affermazione della libertà fisica e di culto. Un giorno di importante libertà di culto e, come ci insegnano i passi di Torah appena letti (nizavim), a questa si associa anzitutto il comando di scegliere la vita, e il richiamo a ricordare che i precetti ricevuti non sono lontani, ma sono vicini sulla nostra bocca e nella nostra mente, ma dobbiamo saperli prendere ed afferrare, saperli pronunciare e dire.

Il conteggio dei giorni, parte con il calare della sera, nel momento in cui iniziamo a riflettere sulle nostre fatiche, impegni e responsabilità da affrontare all’arrivo del mattino.

E nel sottile filo che separa l’anno che se ne va e quello che arriva, ci rendiamo allora conto che quanto sta intorno a noi accadendo – negli ultimi anni, giorni e mesi – è qualcosa a cui ancora non abbiamo il coraggio di dare un nome ma che sappiamo avere radici profonde e preoccupanti. Qualcosa sta travolgendo l’Europea e le democrazie i popoli e le nazioni. La vita fisica e le libertà per le quali abbiamo tanto lottato sono di nuovo minacciate. Il dramma dei migranti, la sfida dell’accoglienza di chi fugge lasciando dietro di sé guerre e miserie in cerca di un futuro diverso fatto di dignità e diritti, riguardano noi tutti, cosi come la preoccupazione per l’isolamento dello Stato di Israele e le difficoltà di condividere con i popoli e in seno alle diverse organizzazioni internazionali le sue ragioni, di esistenza e di difesa. Continueremo con convinzione a sostenere Israele e la sua capacità di portare luce e progresso.

Le preghiere si leveranno affinché il passato non ritorni ciclicamente, per metterci al riparo da un nuovo possibile Medioevo delle coscienze, diverso nelle forme ma potenzialmente ancora più distruttivo.

Il pensiero in queste prime ore e primo giorno di solenne celebrazione va alle persone che non sono più tra noi e che ci hanno lasciato più soli, più oberati di una responsabilità generazionale di saper tramandare il nostro bagaglio di ebraismo. Li ricorderemo e benediremo ricordando che con ogni giorno della loro esistenza ci hanno fatto dono di molte gioie e molti insegnamenti.

E allora l’augurio per l’anno 5779 è che sia un anno ricco di frutti del sapere e saper fare, che sia un anno all’insegna dell’unità e di una maggiore concordia e collaborazione tra le diverse anime delle nostre società e delle nostre Comunità. Che si possa assieme trovare la forza per agire e reagire, e avere la serenità per condividere i piccoli e quotidiani momenti di vita in sicurezza e libertà. È una preghiera ebraica che oggi speriamo sia preghiera universale.

Shanà Tovà,

Noemi Di Segni, Presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane