Memoria e impegno civile
I viaggi della memoria nei luoghi in cui è maturata la storia del Novecento e in particolare nei luoghi di prigionia, di schiavizzazione, di sterminio sono ormai un tassello essenziale nel processo di formazione dei giovani, e sempre più numerose sono le scuole che scelgono di inserire questa esperienza nel curricolo delle loro classi. Nel mio lungo e appena concluso percorso di insegnante liceale ho affrontato con gli studenti diversi itinerari di questo genere, constatando ogni volta in me stesso e nei ragazzi – durante e all’indomani del viaggio – una effettiva crescita interiore, sia sul piano concreto delle conoscenze e della comprensione storica di fondo, sia nella dimensione della consapevolezza politica e dell’impegno etico/civile. I giovani partecipanti erano i primi a cogliere e a valutare l’impatto di una visita a Mauthausen, a Buchenwald, ad Auschwitz ma anche di un viaggio sulle tracce della Resistenza, affermando di “non essere più gli stessi” e di guardare al mondo con occhi più consapevoli dopo aver visitato – informati e consapevoli ma anche “toccati dentro” dal contatto con quella realtà – i luoghi della repressione, della opposizione silenziosa, della battaglia, della morte di massa organizzata industrialmente.
Eppure, paradosso in percorsi a loro modo irripetibili, anche i viaggi della memoria rischiano oggi di divenire una moda, l’accessorio culturale di un turismo intelligente, snaturando così e commercializzando (Adorno avrebbe detto “reificando”) i luoghi della tragedia politica e umana, nonché la consapevolezza storico-politica e lo spessore etico legati al rapporto con essi. Ecco perché tanto più meritevole è l’attività seria, documentata, profonda svolta dall’Associazione Deina, un’organizzazione giovanile specializzata nella costruzione e nella guida di itinerari di storia/memoria. Deina, o meglio “deinà”, il vocabolo che troviamo nel celebre passo dell’Antigone di Sofocle: “Pollà tà deinà k’ouden anthrōpou deinòteron pélei” (“molti sono i prodigi e nulla è più prodigioso dell’uomo”, ma anche “molto vi è di tremendo, eppure nulla vi è di più tremendo dell’uomo”). A denotare la grandezza meravigliosa, ma anche il terrore distruttivo del potere umano nella storia. A cinque anni dalla sua nascita, sulla base della costruzione motivata di percorsi conoscitivi a Cracovia/Auschwitz – a Berlino/Sachsenhausen – a Vienna/Mauthausen – a Praga/Terezin capaci di andare ben al di là della suggestione emozionale e di contribuire alla comprensione critica dei processi storici, Deina ha deciso di ripensare al cammino sin qui fatto attraverso un convegno di due giorni (Donne e uomini nel tempo. Immagini e racconti alla ricerca delle rime tra storia e presente, Torino, Aula Magna dell’Istituto “Avogadro”, 7-8 settembre scorsi).
Ho potuto seguire solo i lavori del venerdì pomeriggio, ma i tre primi “capitoli” della discussione sono stati sufficienti a cogliere l’intensità e lo spessore delle problematiche affrontate. Per capire, basta qui far attenzione ai titoli e alle domande in gioco, oltre ai nomi dei relatori e al senso di fondo delle loro risposte.
Capitolo Uno – Passato/Presente: La responsabilità del prendere posizione per una metodologia dei viaggi di memoria: educazione, formazione, militanza?
Abdullah Ahmed e Paolo di Paolo hanno analizzato le curiosità dei giovani di oggi, la loro profonda esigenza di giustizia, il connesso bisogno di esplorare le storie individuali al di là delle descrizioni massificanti.
Capitolo Due – Viaggiare/Stare: Come fare buon uso pubblico della storia del Novecento e della storia recente, dei luoghi e dei discorsi del male e del bene?
Enrico Deaglio ha ripercorso il suo viaggio nella banalità del bene di Giorgio Perlasca, confrontandosi inquieto col ritorno del male nell’Ungheria di Viktor Orbàn. David Bidussa ha posto attenzione alle occasioni mancate, cogliendo – da Monaco 1938 a Srebrenica 1995 – le tante risposte parziali e sbagliate della politica alla radice di successive tragedie e sconvolgimenti. Tommaso Speccher ha richiamato i tre tempi della memoria tedesca nel secondo dopoguerra: prima il silenzio complice, poi i processi e il dibattito polemico, infine la memoria collettiva e i suoi monumenti. Ma ha anche guardato con allarme alla Germania dei nostri giorni e al successo crescente di Alternative für Deutschland: nuove prospettive di massa per un nuovo nazismo?
Capitolo Tre – Finzione/Realtà: In un’epoca di propagazione dilagante della fiction attraverso i social media, il segreto forse è rallentare il racconto e tornare a immergersi nel reale?
Igiaba Scego si è appunto immersa nel reale di un passato coloniale che non passa, nella storia e nella memoria dell’imperialismo italiano in Africa. Mentre Bruno Maida ha colto nell’infanzia e nel suo mondo una realtà effettiva, una dimensione particolare al di là della facile fiction, e si è chiesto come raccontare ai bambini e come raccontare i bambini.
E il programma del giorno dopo prevedeva la continuazione del dibattito su ciascuno dei settori individuati, sempre in bilico tra memoria come occasione di puntuale riflessione storica e presente come inquietante osservatorio ma anche come impegno costruttivo.
Finché associazioni giovanili come Deina continuano a esistere, a costruire viaggi di conoscenza e di memoria, a realizzare momenti di dibattito così pregnanti e articolati ci sono buone possibilità di resistere, di mantenere coscienza e consapevolezza. Nonostante i sovranismi emergenti in tutta Europa.
David Sorani
(18 settembre 2018)