Margherita, signora Novecento

20180920_124039“Raccontare Margherita Sarfatti con uno sguardo contemporaneo, con una visione circolare, capace di cogliere le mille sfaccettature e contraddizioni di una personalità articolata, potente e sensibile ma anche fragile in un contesto storico segnato da un lato dal mito della modernità, dal culto dell’innovazione e dall’altro dalle tragedie delle leggi razziali e di due guerre mondiali, è un compito complesso se si vuole cercare una lettura approfondita senza cadere in stereotipi”. Le parole di Anna Maria Montaldo, direttrice del Museo del Novecento di Milano spiegano con chiarezza la difficoltà e il lavoro dietro alle due mostre dedicate alla figura di Margherita Sarfatti che dal 21 settembre al 24 febbraio saranno ospitate proprio al Museo del Novecento e al Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Presentate nelle scorse ore a Milano, le due mostra raccontano un personaggio eclettico e originale come Margherita Sarfatti, e le restituiscono il ruolo di protagonista del mondo culturale dello scorso secolo, come raccontato da Ada Treves su Pagine Ebraiche di settembre.

Schermata 2018-09-20 alle 11.37.22“Raccontiamo una straordinaria artefice d’arte e cultura e una stagione complessa della nostra storia nazionale ed europea: un Novecento che ha prodotto allo stesso tempo innovazioni straordinarie e pericolose regressioni storiche”. È così che il sindaco Giuseppe Sala presenta “Margherita Sarfatti. Segni, colori e luci a Milano” la mostra che aprirà il 21 settembre al Museo del Novecento, in parallelo con “Margherita Sarfatti. Il Novecento Italiano nel mondo”, che il giorno successivo accoglierà i visitatori al Mart, il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Due ritratti di una donna aperta e libera, capace di dare slancio al nuovo in tanti e diversi campi dell’arte, raccontata seguendo due direttrici: a Milano, il suo rapporto con la città dove si trasferisce nel 1902, e la sua capacità di internazionalizzare l’arte nazionale, e a Rovereto, dove la mostra si concentra sulle mostre di Novecento Italiano che promosse all’estero, a partire dal 1926, la connessione con le avanguardie europee. Per Margherita Sarfatti, scrittrice e critica d’arte nata Margherita Grassini, una facoltosa famiglia ebraica di Venezia che le diede una istruzione superiore, l’arte non è mai stata al servizio della politica. Una posizione scrive Sala introducendo la mostra milanese che la allontanò progressivamente da Mussolini e dal partito fascista.
Non solo ingiusto ma anche terribilmente riduttivo sarebbe infatti ricordarla solo come l’amante di Benito Mussolini, una relazione nata dallo scontro che ebbero quando lui, nel dicembre 1912, assume la direzione dell’Avanti! e si trasferisce a Milano. Lei, da tre anni direttrice della rubrica dedicata all’arte e sua avversaria di corrente interna, si presenta per dare le dimissioni, ed è da quel diverbio che nasce la simpatia reciproca.
È invece difficile pensare al Novecento artistico e culturale italiano prescindendo da Margherita Sarfatti, così come è praticamente impossibile raccontare la sua storia senza intersecare la sua vicenda personale e culturale con le opere degli artisti che amava e con documenti e immagini di quel periodo complesso e gravido di conseguenze tragiche per gli anni successivi. Basti ricordare “Novecento”, la corrente artistica nata grazie a lei a Milano con le attività di di sette pittori Bucci, Dudreville, Funi, Malerba, Marussig, Oppi e Sironi e la loro prima mostra ufficiale (organizzata dalla Sarfatti nel 1926, al Palazzo della Permanente) cui parteciparono anche i futuristi Balla, Depero, Prampolini e Russo. Un percorso duplice, che vuole essere sia analisi approfondita e consapevole di una personalità complessa e difficilmente eludibile che percorso storico e sociale a circa un secolo di distanza, un tempo che permette il distacco necessario per affrontare con oggettività la Storia. A Milano la prospettiva storica, allentando il pregiudizio, consente di tratteggiare con lucidità un ritratto inserito nel grande affresco di un Paese che passa dalla straordinaria vitalità innovativa di inizio secolo alla vergogna delle degenerazioni della dittatura fascista fino alla sconfitta bellica. L’esposizione al Mart di Rovereto, che conserva nei suoi archivi
gli oltre tremila documenti del Fondo Margherita Sarfatti, si concentrerà invece sulla diffusione dell‘arte italiana in Europa grazie al suo lavoro.
Per raccontare Margherita Sarfatti serve uno sguardo capace di cogliere le sfaccettature e le contraddizioni di una personalità articolata, potente e sensibile, colta e moderna, strategica ma anche fragile in un contesto storico segnato da un lato dal mito della modernità e dal culto dell’innovazione e dall’altro dalle tragedie delle leggi razziste e di due guerre mondiali.
Appare così allo stesso tempo in primo piano e sullo sfondo di una vicenda storica e umana, con ruoli diversi: prima centrale, rispettata e dominante condottiera di una nuova visione della cultura diventata per suo merito componente essenziale del programma politico, poi marginale, fino all’esilio a Buenos Aires nel 1938 e all’isolamento.
Per Anna Maria Montaldo, Direttrice Museo del Novecento, “si tratta di una donna delusa, messa da parte, che non abbandonerà mai quella sua identità che è forse capace di tradire, ma mai di tradire se stessa e questa è la sua grande forza”.
La Sarfatti non ebbe forse l’ardore, la generosità e l’attenzione verso l’altro di Anna Kuliscioff e neanche la dedizione di Ersilia Bronzini, fondatrice de “L’Unione Femminile”, né la finezza politica di Angelica Balabanoff, sue interlocutrici, ma il suo pensiero è stato straordinariamente moderno e avanguardista.