Bilancio sociale 14 – IHRA
Un’alleanza per la Memoria
“Nel suo libro-testimonianza Se questo è un uomo, Primo Levi rivela che il peggior sogno dei deportati ad Auschwitz era di sopravvivere, ritornare, raccontare e non essere creduti. Quanto profetico fosse quel sogno e quanto la sua profezia resti attuale è manifestato dai persistenti attacchi alla Memoria della Shoah: negazionismo, minimizzazione e distorsione dei fatti, banalizzazione continuano, in misura crescente, a inquinare le ricostruzioni del passato. Nessun Paese è immune da questa piaga. Nessuno è in grado di risolverlo con un tocco di bacchetta magica. Sempre più, in questo mondo globalizzato, si comprende che il rimedio presuppone una sempre più incisiva cooperazione transnazionale”.
Questa consapevolezza – spiega l’Ambasciatore Sandro De Bernardin – ha motivato la creazione dell’IHRA, l’International Holocaust Remembrance Alliance, un organismo intergovernativo che promuove e coordina l’impegno dei suoi membri per l’approfondimento della ricerca storica, la conservazione di testimonianze e siti, la trasmissione della memoria alle giovani generazioni. Carta fondante dell’attività dell’IHRA è la Dichiarazione sottoscritta a Stoccolma nel gennaio 2000, cui attualmente aderiscono i 31 Paesi membri dell’IHRA, quasi tutti i membri dell’Unione Europea, Stati Uniti, Canada e Israele. Nel 2018, per la seconda volta, è l’Italia a presiedere e guidarne le attività, organizzando anche le due Assemblee Plenarie annuali: la prima, tenutasi a Roma a fine maggio, è stata un grande successo, con più di 300 delegati che si sono impegnati per l’elaborazione di nuovi progetti internazionali basati sul contributo sinergico delle competenze di accademici, responsabili di memoriali, educatori. Il prossimo appuntamento sarà a invece Ferrara, in collaborazione con il Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, a fine novembre. Punto di forza dell’IHRA è l’interazione continua tra funzionari governativi ed esperti – ebrei e non ebrei – della Shoah, in un lavoro continuo di tutela della Memoria, in un fondamentale lavoro di diffusione della conoscenza. Continua De Bernardin: “Specialmente in tempi di crisi, grande resta la tentazione di fare del ‘diverso’ un capro espiatorio e di risolvere i problemi attraverso nuove forme di discriminazione. La Storia ha insegnato che la discriminazione comincia quasi sempre dagli ebrei, ma quasi mai si esaurisce con loro. Zygmunt Bauman ha spiegato come la Shoah sia stata un prodotto della modernità. Lo sviluppo della burocrazia e della tecnica hanno allontanato l’autore di un gesto dalle conseguenze dello stesso. Ne è conseguita l’attenuazione del senso di responsabilità personale. Se ciò è vero, quanto grande si profila il pericolo in una società in cui realtà effettiva e realtà virtuale tendono a confondersi, in cui le relazioni umane sono sempre più de-personificate dai social media. La missione dell’IHRA è di mantenere viva la memoria della Shoah nella sua piena dimensione di carne, ossa e sangue. È quella di mantenere viva la consapevolezza che l’antisemitismo è una tra le altre forme di discriminazione – e contro tutte deve essere il nostro impegno – ma non è equivalente alle altre forme. Esso ha una sua specifica storia e una sua specifica dinamica. Perciò esso va combattuto nella sua specificità e con specifici strumenti. In tale direzione l’IHRA ha fornito un significativo contributo adottando una ‘definizione di lavoro’ che, tenendo conto dei vari stadi di sviluppo e delle situazioni attuali, fornisce alle autorità responsabili un aiuto pratico per capire quali comportamenti configurino manifestazioni di antisemitismo”.
Pagine Ebraiche settembre 2018