Casale Monferrato – Tra mistica ebraica e ricordi

davDalla metafisica alla società contemporanea: questi i temi che hanno aperto la stagione culturale della Comunità ebraica di Casale con un doppio appuntamento che ha visto centinaia di visitatori al complesso di vicolo Salomone Olper. Ad aprire la giornata, l’inaugurazione della mostra “L’esilio della luce di Lalike” di Laura Fonovich, artista milanese, ma che risiede a Udine. Un evento frutto di uno scambio culturale tra Casale e Trieste come ha ricordato Elio Carmi, Consigliere dell’Unione della Comunità Ebraiche Italiane, nel presentare l’artista. Alle pareti della sala Carmi una ventina di opere, e uno spazio occupato da grandi cubi. Colori e forme suggestive nell’evocare i quattro elementi naturali, ma in cui si nasconde molto di più. Lo ha spiegato Luigi Mantovani, direttore dell’archivio storico G. Canna di Casale, chiamato a presentare l’artista come appassionato di simbologia ebraica. Le opere di Fonovich hanno infatti le loro radici nei lavori dei mistici ebraici rinascimentali che hanno interpretato la creazione come “contrazione della luce divina”. È il concetto di “tzimtzum”, formulato dal rabbino Hayyim Vital: se la luce dell’Onnipotente pervade il tutto è infatti il suo ritirarsi in un unico punto a creare lo spazio dove la materia può differenziarsi. “Il mio intento è di rappresentare questa volontà di Dio di ritirarsi in se stesso – ha spiegato Laura Fonovich – infondo anche l’artista crea partendo dal vuoto”.
Il realtà si va ben oltre, Fonovich crea le sue opere proiettando la luce su tela, tracce che i fotoni lasciano filtrando attraverso fessure o intersecando piccole sculture. I cubi sono ancora più complessi. Il concetto è quello dei puzzle per bambini solo portato all’estremo: ogni cubo (9x9x9) è fatto di cubi magnetici più piccoli identici che riproducono sulle sei facce sei immagini diverse. Il bello è che qualsiasi sezione, su qualsiasi asse del cubo così formato, restituisce la stessa immagine, e Fonovich non si limita a sezionarli, li scava: creando forme complesse, eppure sempre con la stessa proiezione ortogonale. E da quella estrazione, nascono altri cubi che ne sono il negativo. Se la spiegazione è complessa si può sempre farne un gioco come quello della giovane figlia dell’artista che ha il privilegio di poterne smontare uno, ricomponendolo in un’altra opera.
Il pomeriggio è stato invece affidato ai ricordi di un grande personaggio della cultura italiana: Alberto Sinigaglia, colonna portante della terza pagina della Stampa fin dagli anni 70, fondatore di Tuttolibri presidente dell’ordine dei giornalisti. È nel cortile delle Api per presentare il suo volume Il Pappagallo e il Doge (Biblioteca Leoni). A introdurlo ci sono Roberto Gabei, Presidente della Fondazione Arte, Storia e Cultura Ebraica a Casale Monferrato e Giorgio Barberis dell’Università del Piemonte Orientale. È un libro di memorie ma raccolte in modo delizioso: “13 storie, 13 piccoli gioielli” come spiega Barberis. Dentro ci sono Mario Soldati, che in una serata conviviale insieme a Basaglia, Pratt, Ongaro, Carlo della Corte scrive l’incipit di un romanzo, le incursioni gastronomiche di Massimo Mila, Spadolini a tavola al Cambio seduto nello stesso posto di Cavour, Pertini che chiede ad Agnelli ‘Gianni dove stava quando io ero esiliato a Ventotene?’ e quasi 50 anni di direttori de La Stampa. È un libro semplice – commenta Sinigaglia – ironico, in ogni ricordo c’è sempre un motivo di sorriso con un un’unica eccezione…” L’eccezione è il ritratto di Carlo Casalegno, ferito a morte dalle Brigate Rosse nel 1977, subito dopo aver chiuso la pagina di cultura del giornale insieme a Sinigalia. Ma c’è comunque una nota di leggera amarezza per una generazione di intellettuali seri, ma non seriosi, capaci di provare a cambiare la società con lo stesso gusto con cui ordinavano il fegato alla veneziana ai tavoli di un’osteria. E poi c’è una Venezia, abitata, povera, oggi perduta, quella dove è nato, a cui dedica l’ultimo capitolo, chiudendolo con suo padre che gli indica Ezra Pound in piedi su una gondola: “Guarda: un poeta”.

Il prossimo fine settimana alla Comunità ebraica casalese in programma molti appuntamenti in occasione della XXI Giornata Europea della Cultura Ebraica. Quest’anno il tema è “Storytelling”, ovvero il racconto e il come raccontarlo. Si comincia sabato 13 ottobre con l’anteprima di “Storia degli Ebrei del Monferrato”, proiezione e commento a cura di Elio Carmi. Domenica 14 ottobre alle 11 l’incontro con Jospeh Sasson dal titolo Storytelling, Ebraismo, Intelligenza Artificiale. Infine alle 16,30, musica in Sinagoga con “Storitellyng in musica” protagonisti il Coro Gesher diretto da Erica Patrucco e Giulio Castagnoli al pianoforte, Musiche di Michele Bolaffi, Sergio Liberovici e della tradizione ebraico monferrina.