Roma – L’arte e le dodici tribù
Apre al pubblico in queste ore al Museo Boncompagni Ludovisi di Roma l’esposizione “After the Tribes” dell’artista israeliana Beverly Barkat, tornata in Italia dopo il successo della personale dello scorso anno e grazie al supporto di Nomas Foundation e dell’Ambasciata di Israele. L’installazione affonda le sue radici nei racconti biblici, alle origini della storia del popolo ebraico. Al centro della scena, una torre di quattro metri, scandita da dodici riquadri che rappresentano le dodici tribù d’Israele da cui discende il popolo ebraico. “Il complesso lavoro di Barkat parte dagli studi del ricco patrimonio cartografico conservato alla National Library of Israel. L’artista si rifà a due principali tradizioni cartografiche che dominano l’affascinante storia delle dodici tribù: quella religiosa, basata principalmente sulla Torah, e quella della tradizione classica che ha gettato le basi della moderna cartografia. L’artista attraverso questo imponente lavoro ci offre la storia del popolo ebraico e della sua identità nazionale”, spiega la curatrice Giorgià Calò. “Ogni tribù, sembra suggerirci, è autonoma e ha un proprio dominio, ma al contempo non può esistere singolarmente. Ogni area è in realtà – sottolinea Calò – uno spazio aperto e connesso ad altri spazi in modo da metterli in relazione tra loro diventando un unico luogo, un’eterotopi. L’opera di Barkat in questo senso non è ciò che appare ma ciò che comunica, in una sorta di trompe-l’œil astratto e tridimensionale che va oltre l’immagine figurativa e sembra dialogare in qualche maniera con le pitture murali dei viali alberati e del parco di Villa Ludovisia, dipinti sulle pareti del Salone delle Vedute che ospita l’installazione. Ad esempio, l’artista tralascia completamente il simbolismo figurativo con cui la Torah ci narra la benedizione di Giacobbe su ciascuno dei suoi figli, paragonandoli ad animali e piante. Nei suoi dipinti non appaiono il leone che rappresenta Yehuda, l’asino Issachar, la cerva Naftalì, il lupo Benyamin e così via. L’arte di Barkat è in questo senso aniconica, astratta e concettuale come vuole la tradizione artistica ebraica che, seguendo un precetto biblico, vieta la riproduzione di immagini, tuttavia riesce a evocarne i suoi contenuti profondi”. L’esposizione sarà aperta fino al 31 dicembre.
(Foto di Vartivar Jaklian)