Qui Milano – Lo straniero nel cuore

IMG-20181016-WA0003Accettare lo straniero è un processo di consapevolezza complesso e non immediato: “la tendenza dell’umano è di difendere la propria identità; è di espellere e non accogliere”, ha spiegato in un affollata conferenza al Memoriale della Shoah di Milano lo psicoanalista e scrittore Massimo Recalcati, tra i protagonisti del ciclo di eventi organizzato dal Memoriale dal titolo “Premesso che non sono razzista – come nasce il pregiudizio e come combatterlo”. Recalcati ha parlato al pubblico de “Lo straniero interiore”, portando l’esempio del cuore e del suo trapianto da una persona a un’altra: un cuore straniero che il nostro corpo deve accogliere per poter garantire la sua stessa sopravvivenza, cosa che però non necessariamente fa – si pensi al rigetto -. “Per consentire alla vita di continuare a vivere, è questa la lezione che possiamo trarre dall’intenso racconto autobiografico di Jean-Luc Nancy, – spiega Recalcati – è necessario ridurre l’identità sostanziale di quella vita; è necessario il meticciato, la transizione, la porosità dei confini, la contaminazione con lo straniero. Senza questa apertura, infatti, la vita morirebbe. Lo straniero, il cuore dell’Altro, è l’intruso che non porta la distruzione, ma la possibilità di un rinnovamento della vita. A condizione però che la vita sappia rendere più flessibili i propri confini identitari. Non è questa una lezione etica e politica profonda? Se la vita umana necessita di avere dei confini determinati (la vita senza confini è la vita disperata della schizofrenia), l’irrigidimento del confine, la sua ipertrofia identitaria, rischia di fare morire la vita stessa”.