Milano – L’Italia, gli ebrei e il futurotra insidie e opportunità
Problematicità e prospettive per il mondo ebraico in un’Italia che vive un profondo cambiamento sociale e politico. È partito da questo elemento il confronto tra la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e il direttore de La Stampa Maurizio Molinari, in occasione della serata di inaugurazione nell’aula magna della Scuola ebraica di Milano della nuova stagione di iniziative dell’associazione Kesher. “Noi ebrei abbiamo qualcosa da dire al mondo e alla società italiana”, ha ricordato in apertura rav Roberto Della Rocca, direttore dell’area Cultura e formazione dell’UCEI, sottolineando la necessità di applicare nella quotidianità i valori dell’ebraismo come ricordato da rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano, nel suo saluto iniziale.
Dopo i saluti del presidente della Comunità Raffaele Besso, presente assieme al copresidente Milo Hasbani, si è entrati nel vivo della discussione. La presidente UCEI ha richiamato il doppio impegno su cui si deve confrontare il mondo ebraico italiano: da una parte la tutela della propria identità di ebrei e la difesa delle proprie tradizioni e cultura, dall’altra l’impegno a farsi promotori di messaggi condivisi da tutta la società. Su questi due fronti, ha sottolineato Di Segni, è impegnata l’Unione: “Assieme al ministero dell’Istruzione abbiamo avviato un progetto di didattica nelle scuole legato alla conoscenza della cultura ebraica con la possibilità di estendere il discorso al tema della cultura della convivenza. Un elemento al centro anche di un’iniziativa portata avanti con l’ambasciata tedesca”. La costruzione con le istituzioni di un percorso di conoscenza, ha evidenziato la presidente UCEI, è importante per il futuro del mondo ebraico che dall’altro lato deve fare i conti con la situazione non semplice del Paese. Una situazione riassunta da Molinari in tre questioni che l’Italia deve affrontare: “la globalizzazione che sta portando con sé la crescita delle diseguaglianze economiche, la pressione delle migrazioni, e il problema della corruzione”. Questi tre elementi combinati, la spiegazione di Molinari, hanno portato all’attuale “stagione d’instabilità e a un periodo di grande trasformazione per l’Italia, e non solo, che durerà ancora a lungo”. L’attuale instabilità ha permesso da una parte l’affermazione di movimenti nazionalisti che guardano con nostalgie più o meno velate al passato nazifascista, dall’altra l’emergere nel campo progressista di forze che individuano in Israele il capro espiatorio (vedasi i labour di Corybin). Entrambi, ha sottolineato Molinari, sono forze che stanno disgregando l’equilibrio europeo e sono un pericolo per il mondo ebraico. Quest’ultimo però ha l’opportunità di farsi portatore di un messaggio contrario, di unità e di speranza; messaggio che si articola in tre modi. “in primo luogo, attraverso la memoria. La conservazione della memoria ebraica è destinata ad essere un elemento di stabilità perché rafforza le democrazie: gli ebrei sono stati vittime sia del nazifascismo sia del totalitarismo sovietico e sono stati protagonisti in Europa della ricostruzione democratica”. L’impegno costante a ricordare da una parte la tragedia del Novecento, le ferite che lasciato, e dall’altra il significato della rinascita delle democrazie e del rispetto dei diritti umani, per Molinari, può rappresentare la risposta ebraica agli attuali rigurgiti di rabbia e razzismo. Ma per uscire da queste ombre nere servono anche delle prospettive e qui, spiega il direttore de La Stampa, entra in gioco l’esperienza israeliana: “Israele è uno dei tre polmoni al mondo dell’innovazione, assieme alla California e a Giappone e Singapore insieme”. Le Comunità ebraiche possono, spiega Molinari, essere dei vettori per collegare l’Italia alla realtà d’Israele e alla sua capacità di guardare al futuro, offrendo quindi una possibilità alla prima di far fronte concretamente alle difficoltà economiche e alla disoccupazione. Altro elemento in cui gli ebrei possono essere un esempio positivo, il legame con il territorio: “la decomposizione degli Stati sta facendo emergere le realtà territoriali più forti: Monaco è il polmone della Germania, Barcellona della Spagna, Milano dell’Italia. Si sta rafforzando il legame tra le comunità e il territorio e gli ebrei italiani sono un esempio positivo di questo legame”.
In questo quadro di opportunità, rav Della Rocca, ha poi ricordato di come il mondo ebraico debba avere la forza di essere anticonformista, di rispettare le istituzioni e le leggi ma al contempo di non avere paura di essere altro rispetto alla maggioranza.