Prima della Memoria
La memoria pare ormai essere il nostro unico appiglio. Le ideologie sono morte, consumate dal tempo o talora uccise dalla violenza che esse stesse hanno prodotto. I valori franano, o almeno si trasformano imprevedibilmente con l’emergere delle nuove generazioni e delle differenti prospettive create dal mondo contemporaneo. Ci attacchiamo allora con forza e convinzione alla memoria, affidando alla presunta consapevolezza delle tragedie del passato e del male che le ha prodotte il compito di generare saggezza e di farci da scudo contro nuovi disumani impulsi distruttivi. Molto giusto e molto umano. “Troppo umano”, avrebbe probabilmente sentenziato Nietzsche. E infatti razzismo e antisemitismo ricompaiono, si diffondono di nuovo, colpiscono ancora.
I problemi a mio avviso sono due:
1. La memoria di massa, oggi opportunamente diffusa dai mass media, è ben diversa dalla memoria individuale di chi ha vissuto fatti e situazioni in prima persona; incide solo in modo superficiale e nel breve periodo, se colpisce a livello impressionistico e non è supportata da autentica comprensione storica dei fenomeni e degli eventi. Essa cioè non è di per sé autentica consapevolezza e conoscenza.
2. La memoria non può sostituirsi ai valori; per essere un puntello verso il futuro deve anzi appoggiarsi a saldi principi. Ma i punti fermi, dicevamo, franano o mutano drasticamente, spalancando un apparente vuoto davanti a noi.
E dunque? L’essenziale, forse, è ritrovare quegli autentici valori perduti dando loro nuova linfa, nuova sostanza, cercando di ravvivarli dall’interno e di proporli nella loro vissuta concretezza alle giovani generazioni, come beni indispensabili. Espressioni come: giustizia sociale, libertà individuale e collettiva, democrazia rappresentativa, pluralismo, indipendenza di giudizio, libertà di critica, libertà di stampa – termini che stabiliscono le coordinate fondamentali di una comunità politica e del nostro vivere civile, fonemi di cui spesso le giovani generazioni non assaporano più il senso e il valore – devono più che mai essere messe al centro dell’impegno educativo, insieme a una argomentata interpretazione del passato. Mi pare un percorso ineludibile, proprio quando gli odierni orientamenti populisti tendono a confondere le acque della democrazia, cercando il consenso collettivo e indifferenziato contro quelli che chiamano “poteri forti”.
In conclusione, la memoria non basta. Accanto e prima dei racconti dei nonni occorre una forte iniezione di formazione civica, di educazione alla cittadinanza politica nel solco della storia e della cultura.
David Sorani
(23 ottobre 2018)