Il rispetto delle minoranze

davidsoraniAtteggiamento prevalente dei governi sovranisti in giro per l’Europa d’oggi è lo scarso o nullo rispetto per le minoranze, accusate in modo difforme o di essere gruppi privilegiati ed esclusivi che tramando per i propri interessi danneggiano le masse, o di costituire nuclei non amalgamati naturalmente estranei al paese e incapaci di fondersi con esso. L’aggregazione e il controllo di maggioranze uniformate costituisce invece l’obiettivo e insieme l’identità fondante del cosiddetto sovranismo populista. È un concetto vago e ambiguo di “popolo” a stare alla base di una tendenza politica dilagante a cui la vera dialettica democratica pare oggi incapace di rispondere. Popolo non come prodotto variegato di un articolato sviluppo storico, ma come corpo unico e indifferenziato, come blocco granitico dalla volontà vincente, manifestata naturalmente dal movimento/partito che ne è l’espressione e se ne proclama guida. Popolo pronto ad esaltare e ad esaltarsi lottando per lo scardinamento di modelli politici basati sulla democrazia come compromesso, come faticoso accordo tra le parti, considerati vecchi indegni e non davvero democratici. C’è qualcosa di inquietante in questo malinteso concetto di “popolo” pervaso di risentimento e di aggressività, qualcosa che ricorda non troppo da lontano la Volksgemeinschaft, la Comunità di popolo nazionalsocialista. Analogo l’atteggiamento autoreferenziale, analoga la strumentalizzazione della collettività omogeneizzata ai danni dei diversi che non si adeguano.
Mettere a fuoco la dimensione “popolo” nell’accezione dei movimenti populisti oggi dominanti significa toccare con mano quanto l’attuale demagogia si sia allontanata dalla sostanziale democrazia, per la quale il numero è dato essenziale utile a indicare la direzione prevalente, non cifra asettica volta a schiacciare le differenze. La demagogia si costruisce con la forza dei puri numeri; la democrazia si sostanzia di caratteri, meriti, contributi, capacità, consapevolezze, differenze proprie dei singoli e dei diversi gruppi della società. Ecco perché è fondamentale la varietà delle componenti che la costituiscono. Ecco perché ciò che particolarmente caratterizza la democrazia è il suo atteggiamento verso le minoranze, tant’è che il titolo di questo articolo potrebbe senza cambiare di senso trasformarsi in “Democrazia è rispetto delle minoranze”.
Su questo riflettevo il 31 ottobre scorso, partecipando in rappresentanza della Comunità Ebraica di Torino all’inaugurazione del nuovo allestimento del Museo Storico Valdese a Torre Pellice. I Valdesi: esempio peculiare di minoranza cosciente e costruttiva, parte consapevole ed eticamente impegnata nella costruzione di un Paese migliore, attraverso il tangibile aiuto dato fra l’altro oggi agli immigrati in cerca di un non facile inserimento. La nuova sistemazione del Museo, ricco di preziosi documenti, ripercorre in modo suggestivo nove secoli di purezza e di umanità religiosa, di persecuzione multiforme da parte della Chiesa cattolica, di sensibilità e di progettazione sociale coerente con la visione cristiana riformata, di cultura come scelta di vita propria di una minoranza accanto ad altre minoranze, fra cui quella ebraica appare ad essa molto vicina per affinità elettive e per il comune destino di persecuzione. Una storia, quella valdese come quella ebraica, per la quale “molti hanno seminato molti semi e molti hanno raccolto molti semi”, come parafrasando un testo biblico notava la Pastora Tomassone durante i discorsi introduttivi, alludendo alla vasta matrice popolare di questa lunga vicenda. Una storia plurale, come sottolineava anche il Pastore Bernardini, fatta di vicinanze e di conflitti, nutrita di battaglie per una civiltà pluralista, non autoreferenziale e volta alla aggregazione plaudente. Non la costruzione artefatta del mito del “popolo” vincente e indiscusso, insomma, ma la declinazione puntuale di una appartenenza popolare fatta di impegno etico e civile, prima ancora che religioso.

David Sorani