Controvento – Scienza d’Israele

kasamOgni tanto penso che Israele dovrebbe avviare un corpo di diplomazia scientifica, incaricato di pubblicizzare le scoperte in campo medico, in biologia e chimica e fisica e nelle nuove tecnologie – intelligenza artificiale, algoritmi, deep learning – e le start up per realizzarle Quale sistema più efficace per combattere il movimento a favore del boicottaggio di Israele, che la conoscenza di quello che l’ingegno del Paese sta producendo a beneficio di tutti?
Ricevo regolarmente le newletters delle più importanti università e centri di ricerca israeliani, ed è un fuoco d’artificio di scoperte e progetti entusiasmanti, che purtroppo raramente escono dal ristretto circolo degli addetti ai lavori.
Ecco un florilegio delle ultime settimane, solo nel campo della ricerca sul cervello, che è quello che meglio conosco.
Il prof Rotem Karni e il suo PHD student Maxim Mogilevsky presso la l’Università Ebraica di Gerusalemme, in Canada hanno disegnato una molecola che sembra avere ottime potenzialità nella terapia di uno dei tumori più devastanti: il glioblastoma, un tumore del cervello che in pochi mesi porta ineluttabilmente alla morte. La molecola inibisce la crescita del glioblastoma regolando la proteina MNK2 che alternativamente può stimolare o inibire la crescita del tumore. Alterando questa proteina in modo da annullare l’effetto di crescita e stimolare quello di inibizione, non solo il tumore si restringe, ma può anche scomparire. Inoltre, le cellule che la malattia rende resistenti alla chemioterapia ritrovano la sensibilità al trattamento, sostiene il prof. Karni, che ha brevettato la scoperta grazie a Yussum, la società di technology transfer dell’Università Ebraica. E qui un inciso: uno dei segreti del successo delle nuove tecnologie israeliane è che sono le Università stesse a sostenere i costi dell’incubazione dei progetti, fornendo il sostegno economico e organizzativo ai ricercatori, che poi condivideranno con l’ateneo il ricavato dallo sfruttamento dei brevetti.
Sempre nel campo del cervello, una iniziativa israeliana, avviata nel 2013 dall’illuminata figura del presidente Shimon Peres e denominata Brain Tech Conference, riunisce ogni due anni scienziati e società israeliani e del resto del mondo con la missione di portare un contributo utile ai quasi due miliardi di persone che nel mondo soffrono di qualche patologia cerebrale.
Secondo la organizzazione no-profit Israel Brain Technologies che ha sposato il sogno di Peres di accelerare lo sviluppo di trattamenti innovativi a riguardo del cervello, ci sono ora in Israele oltre 100 società attive nel campo e facoltà dedicate in ogni università. Molte di queste hanno avviato cooperazioni con società e organizzazioni accademiche in varie parti del mondo.
Fra le società all’origine di alcuni degli sviluppi più promettenti vi sono:
BrainQ che ha concepito un sistema che, attraverso un elettroencefalogramma (EEG) registrato durante particolari attività, è in grado di identificare problemi di connettività e generare un trattamento elettromagnetico personalizzato. BrainQ collabora con il Google’s AI accelerator, che, connettendo le start-up alle risorse di Google, intende favorire lo sviluppo dei prodotti.
BrainMarc si avvale anch’essa di sensori EEG, in questo caso per monitorare il livello di effettiva attenzione del paziente durante esercizi cognitivi (Brain Engagement Index), allo scopo di verificare il ricupero delle funzioni cognitive e l’efficacia delle terapie in pazienti con disturbi o lesioni cerebrali.
ElMindA ha sviluppato una sorta di casco capace di rilevare la comunicazione fra diverse componenti del cervello, ricavandone delle neural network maps per oltre 7000 funzioni per poi disegnare trattamenti personalizzati dei pazienti.
Aidoc ha sviluppato un software del tipo Artificial intelligence che analizza immagini di diagnostica in vivo rilevando i problemi sulla base di parametri quali la concentrazione di neuroni, il flusso di fluidi e la densità ossea di vari organi.
Brainvivo intende aiutare i radiologi nell’interpretazione delle immagini cerebrali con l’ausilio di vari indicatori quali il diametro delle fibre neurali e il numero degli strati della corteccia.
Intendu ha sviluppato un software che simula situazioni di vita reale per facilitare il recupero di pazienti che soffrono di varie disfunzioni cerebrali causate ad esempio da schizofrenia, depressione e Alzheimer.
Cognifit che ha sviluppato una app per smartphone per favorire la percezione spaziale, l’attenzione, la coordinazione mano-occhio, e le capacità previsionali in modo da provvedere degli esercizi di training personalizzato per individui in fase di ricupero da ictus, chemioterapia, sclerosi multipla.

Brainsway ha messo in vendita un apparecchio per il trattamento non invasivo del disturbo ossessivo-compulsivo (OCD) che è il primo del genere ad essere stato approvato dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti (FDA). Ma di questo abbiamo già parlato.
Il prof Shai Efrati della Tel Aviv University (lavora al Sami Sagol Center) ha messo punto una tecnica molto innovativa che utilizza l’ossigeno iperbarico per “ringiovanire” il cervello, L’ossigeno iperbarico è già utilizzato per la riabilitazione da embolia e anche da ictus, ma per prima volta viene proposto un protocollo che dovrebbe stimolare la plasticità neuronale e controbilanciare gli effetti dell’invecchiamento. È ancora troppo presto per giudicare i risultati a lungo termine, e per ora l’impegno (due ore al giorno, continuativamente per due mesi nel Centro di Efrati a Tel Aviv) e i costi molto alti lo rendono fuori dalla portata della maggior parte degli potenziali utilizzatori. Mauna volta che la tecnica si rivelasse realmente efficace e con risultati duraturi, certamente qualcuno inventerà un apparecchio portatile, o aprirà una serie di centri in tutto il mondo. E chi non si ossigenerebbe il cervello per tenerlo giovane e in forma? Io sarei la prima..

Viviana Kasam